Come ho scritto nell’ultimo blog(https://blog. andrearontini.it/la-fiera-dellantella-negli-anni-80/) all’inizio di quegli anni la passione per la fotografia mi entusiasmò e cominciai a fotografare quello che c’era intorno a me……
Tutte le foto di questo blog sono state scattate nel 1985 da negativo biancoenero ad eccezione di quelle indicate espressamente nelle didascalie. I loro negativi sono stati scansionati digitalmente e poi ripuliti per le scorie del tempo attraverso programmi di post-produzione. Nulla è stato alterato o contraffatto.
Personaggi, strade ed eventi dell’Antella furono il mio palcoscenico dove regnava la fotografia analogica: negativo bianconero, diapositive e negativo colore. La bellezza del bianconero però mi avvolgeva più di tutto; vedere il risultato della stampa attraverso lo sviluppo del negativo era un evento mistico. Dal nulla nasceva qualcosa che affiorava lentamente; era una affascinante magìa.
In quegli anni, Antella cambiava definitivamente la sua originaria vocazione rurale; la nuova industrializzazione concentrava più famiglie nelle zone vicino alla città, sorgevano nuove edificazioni, soprattutto appartamenti costruiti in cooperazione edilizia; a poco a poco si assisteva al frazionamento di fattorie come, Ginori, Pedriali, Mondeggi-Lappeggi, Finzi, Valori, con piani di recupero di vecchie case coloniche.
LE STRADE
La viabilità cambiava e si arricchiva di nuove strade come via Brigate Partigiane, via Togliatti, via Bixio, via Mazzini; l’ampliamento del cimitero era in fase stand-by (troverà la soluzione attuale alla fine degli anni ’90), il parco della Resistenza era nella mente del Consiglio di Circoscrizione così pure come la pedonalizzazione della Piazza Peruzzi.
Piazza Peruzzi e Via Montisoni.
I
Tullio Fiani, Rodolfo Franchini e Nello Bussotti al CRC Antella. Nel 1938 per volantinaggio contrario al regime fascista furono condannati a decine d’anni di prigione dal Tribunale Speciale .
” La Fotografia non rimemora il passato (in una fotografia non c’è niente di proustiano).
L’effetto che essa produce su di me non è quello di restituire ciò che è abolito (dal tempo, dalla distanza)
ma di attestare che ciò che vedo è effettivamente stato ”
Roland Barthes