2
Novembre
2023

L’antica via del sale toscana: da Firenze a Volterra

Le vie del sale erano gli antichi percorsi e rotte di navigazione utilizzati anticamente dai mercanti del sale marino. 

Dagli etruschi ai romani fino al medioevo le antiche carovane di asini, carichi di sacchi di sale partivano per raggiungere attraverso le vie del sale i magazzini sparsi nelle terre più lontane.

Volterra, ingresso nord. Riconoscibili il Battistero e il campanile del Duomo.

Una delle principali risorse della città di Volterra sin dall’epoca etrusca fu il sale, ricavato dai cosiddetti “lagoni”, le sorgenti salate che si concentravano nei bacini e nei laghi naturali presenti nella zona. Il sale è sempre stato un elemento fondamentale nell’alimentazione sia per la preparazione che per la conservazione dei cibi, soprattutto in periodo preindustriale. Unito ai minerali raccolti nei giacimenti delle colline volterrane, argento, zinco, piombo e rame, il cloruro di sodio contribuì alla grande ascesa di Velathri (Volterra).

Il percorso della via del sale da Firenze e Volterra. 

Volterra era una ricca città di origine città etrusco-romana, oggi facente parte della provincia di Pisa, durante il Medioevo divenne oggetto di contesa dei grandi Comuni confinanti, Siena e Firenze, che tentarono più volte di impadronirsene. Prima nel 1361 e poi nel 1472 fu Firenze ad avere la meglio, riuscendo infine a sottomettere Volterra. Le risorse minerarie furono così indirizzate lungo la strada che da Firenze conduce a Volterra, la cosiddetta Via del sale, una delle vie più importanti di tutto il Granducato di Toscana. Nel corso del Settecento fu costruito, per volere dei Granduchi, un grande stabilimento per la produzione del sale nella zona dove oggi sorge il centro abitato di Saline.

La via Volterrana  univa due popoli etruschi, ed è quindi una delle vie più antiche della Toscana.

In epoca medioevale doveva collegare le due diocesi di grande importanza come Fiesole e Volterra.

L’etrusco borgo di Fiesole a sinistra e, a destra, nella valle, si adagia Firenze.

La via Volterrana attraversa le colline della Val di Pesa e della Val d’Elsa si snoda per 60 chilometri di inusitata bellezza fra dolci colline e borghi medioevali incantevoli. Iniziamo il nostro percorso dalla bellissima Certosa del Galluzzo.

Il grande complesso monastico della Certosa voluta da Niccolò Acciaiaiuoli nel 1341. Fu completato nel 1395 e ospita le preziose 5 lunette degli affreschi del Pontormo riguardanti “Scene dalla Passione” eseguiti fra il 1523-1525.

Firenze vista da Giogoli. Sullo sfondo, Fiesole. Percorrendo la via Volterrana ci imbattiamo in una antichissima pieve.

Via Volterrana. In alto la pieve di Sant’Alessandro a Giogoli

E’ Situata in posizione dominante lungo la via Volterrana. E’ menzionata per la prima volta nel 1005 quando era uno dei capisaldi vescovili per il controllo del territorio. Fu lievemente danneggiata nel terremoto del 18 maggio 1895; tra il 1925 e il 1926 fu ripristinata l’antica facciata liberandola dall’intonacatura. Subì danni durante la seconda guerra mondiale, quando, tra l’altro, crollò il soffitto settecentesco e restaurata tra il 1944 e il 1947.

La via Volterrana attraversa il bosco di Chiesanuova

Verso Cerbaia

Campo di colza a Cerbaia

Campagna tra Cerbaia e Montagnana

Montespertoli.  A sinistra si erge il castello di Poppiano

Castello di Poppiano

Nel medioevo Poppiano faceva parte del sistema di difesa di Firenze, circondato da un triplice giro di mura, su un poggio dotato di terrazza naturale panoramica.

Fu costruito circa dopo l’anno Mille e apparteneva già alla famiglia Guicciardini  tuttora proprietari.

Il nome deriva forse dalla gens romana Papia o Poppea.

Scorcio di Montespertoli sulla collina. La torre del castello di Montegufoni svetta tra i cipressi secolari. La somiglianza con la torre d’Arnolfo è impressionante.

Campagna intorno al castello di Montegufoni.

Montegufoni si erge sulla vecchia via Volterrana che, a seguito della definitiva sottomissione di Volterra da parte di Firenze (1472), assunse un’importanza strategica per il commercio relativo alle risorse minerarie e al sale. 

Originariamente il castello appartenne alla famiglia degli Ormanni, una famiglia citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Durante la seconda guerra mondiale, per evitare che venissero trafugate o danneggiate, furono nascoste opere d’arte fiorentine a Montegufoni, come in molti altri luoghi sparsi per la campagna toscana.

Furono salvate opere d’arte come l’Adorazione dei Magi, di Domenico Ghirlandaio, la Primavera di Sandro Botticelli e la Madonna di Ognissanti di Giotto grazie al lavoro di persone come Giovanni Poggi, funzionario delle Belle arti e direttore degli Uffizi.

Castelfiorentino: le vecchie mura del Castello.

Castelfiorentino

Montaione

In lontananza, veduta di San Miniato con la Torre di Federico II

Pieve di Santa Maria Assunta a Chianni

Prima di entrare nell’abitato di Gambassi troviamo una Pieve antichissima datata intorno al 1000 d.C il cui complesso è composto dalla chiesa a pianta basilicale composta di tre navate con transetto e dalla canonica.

Gambassi Terme

Cascina sulla strada da Gambassi Terme a Volterra

Sulla strada che da Gambassi Terme porta a Volterra potremo ammirare, sulla sommità della collina, tutta la distesa dell’abitato di Volterra.

La Balze di Volterra e sopra la Badia Camaldolese

Le balze di Volterra, si trovano sul versante Sud-Occidentale del colle volterrano, tra la val di Cecina e la Valdera. Sono fenomeni naturali frutto di una lunga erosione geologica. Esse sono composte da uno strato di sabbia superiore più resistente all’acqua delle argille sottostanti fa sì che quest’ultime vengano asportate dagli agenti atmosferici con maggior velocità. Lo strato di sabbia superiore, scalzato alla base dallo scivolamento dell’argilla, crolla a “fette” provocando la tipica formazione delle balze.

Volterra-Teatro Romano

L’ingresso nord di Volterra ci regala l’emozionante visione del Battistero, il campanile del Duomo e il palazzo dei Priori

Volterra – palazzo dei Priori

Volterra – Battistero di San Giovanni Battista

Volterra-porta etrusca

Panorama di Volterra

Verso Saline con le sculture di Mauro Staccioli

Strada verso Saline. In alto a destra, Volterra

Paesaggio nei dintorni di Saline

Le sorgenti di acqua salata  dette moie dal latino muria “acqua salata” affioravano ai piedi del colle di Volterra in tutto il territorio compreso tra Saline, Montegemoli, Querceto e Buriano sono state sfruttate fino al tempo degli etruschi. I depositi di salgemma (cloruro di sodio o anche sale di rocca) si trovano tra i 50 e i 1.500 m. di profondità che veniva portato, in passato, in superficie dalle vene sotterranee con una densità salina variabile da sorgente da sorgente. Lo scienziato G. Targioni Tozzetti diceva che “l’acqua è tanto salata da far bruciare la lingua”. Il sale di Volterra è libero da contaminazioni chimiche e la sua purezza era il pregio del “bianchissimo sale di Volterra”, puro al 99,98%.

Saline si distende in valle. Sulla sommità, Volterra

Cenni Storici sulle Saline

Museo delle saline

Prima del Mille le “moie” appartenevano al Vescovo di Volterra e già nel 1100 Volterra era il centro più importante del commercio del sale in Toscana.

Dal 1203 Volterra cominciò a sottrarre le moie al Vescovo  e nel 1229 lo statuto volterrano stabilì un diritto di prelazione su ogni pozzo o moia in vendita e se questa doveva avvenire era concesso solo ai cittadini volterrani, stabilendo così e un vero e proprio monopolio del Comune sul sale. Nel 1240 questo diritto venne conteso all’Imperatore Federico II  che confiscò per l’Impero  i vecchi diritti dei Vescovi sulle moie. Alla morte di Federico II, nel 1250, la dogana del sale tornò al comune di Volterra e per tutto il medioevo divenne la sua fonte principale di ricchezza.

Nel 1472 con la sottomissione di Volterra a Firenze le saline divennero proprietà del Comune di Firenze che nello stesso anno restituì ai volterrani stabilendo che pagassero un canone annuo di 1.000 fiorini più 58.000 chili di sale. Il contratto venne rinnovato fino al 1491, anno in cui i Medici lo concedettero prima per 40 e poi in perpetuo.

Prima del 1600 le moie di Burano, Montegemoli, Tollena, Ponte Gagno e Querceto furono chiuse per la distanza o per l’affievolimento delle vene e rimasero solo quelle del territorio di Saline e più tardi convogliate solo in quelle leopoldine. Nel 1636 la gestione venne regolamentata tra il Comune di Volterra e il Granducato. Al governo granducale veniva consegnato 36 paghe annue di sale circa 180.000 chili a titolo di affitto; inoltre doveva vendere al Granduca tutto il sale prodotto, che veniva stagionato per 4 mesi nei 21 magazzini della città e poi, trasportato ad Empoli per la distribuzione in tutta la Toscana.

Dal 1787 al 1790 il granduca Pietro Leopoldo fece costruire i nuovi stabilimenti delle saline che in parte sono quelli attuali. Insieme a questi fece  costruire nuovi edifici ed una chiesa dando origine alla comunità di Saline di Volterra. Nel 1808 con il governo napoleonico , le saline passarono alla Regia Imperiale dei Sali e Tabacchi e fu stabilito un indennizzo per Volterra che non venne mai dato. Nel 1816, con il ritorno del Granduca le saline non vennero mai restituite alla comunità di Volterra e passarono all’ amministrazione granducale fiorentina che finalmente,  nel 1840, pagò l’indennizzo stabilito 40 anni prima dal governo francese.

Dopo l’Unità d’Italia, le saline passarono allo Stato italiano sotto l’Amministrazione dei Monopoli di Stato.

Saline di Volterra in una cartolina del 1901

L’abitato di Saline crebbe intorno alla fabbrica leopoldina, Nel 1833 contava 336 abitanti e le saline avevano 200 dipendenti. Nel 1853 venne inaugurata la ferrovia Cecina-Saline e il traporto di sale, allora, avvenne solo su rotaia. Nel 1876 il borgo contava 905 abitanti. Nei primi del novecento  ci furono diversi tentativi per una diversa evaporizzazione del sale per sostituire quello antico con fascine di legno ma con scarso successo e nel 1929 venne  costruito un nuovo impianto alimentato a pressione ridotta che funzionò fino alla II guerra mondiale e che fece passare la produzione dalle 200 mila ai 500/600 mila quintali annui. Nel 1944 le saline furono completamente distrutte dall’esercito tedesco in ritirata, ricostruite nel 1947 e nel 1965 venne messo in funzione un nuovo impianto di evaporizzazione in termocompressione: le trivelle perforano le lenti sotterranee, il sale viene estratto mediante l’immissione artificiale di acqua dolce e dopo un procedimento di depurazione, la salamoia  viene immessa negli evaporatori, il sale umido viene centrifugato, essiccato e confezionato. La produzione è di solo sale fino.

Le Saline oggi

Nonostante Saline rappresentasse l’unica produzione di salgemma (diverse dall’estrazione del mare come per le saline di Trapani, Cervia o S.Margherita di Savoia), purtroppo vide quasi una crisi irreversibile intorno fino ai primi anni del XXI secolo. La crisi si espresse nei numeri: nel 1970 c’erano 524 dipendenti arrivando ai 180 degli anni duemila. La produzione passò dai 1,2 milioni di quintali a 800.000. Lo Stato, quindi, ruppe il legame di monopolio nel 1973 e avviò il processo di privatizzazione delle saline. Dopo vari passaggi di proprietà, dal 2014 la società Locatelli S.r.l di Bergamo ne ha preso la direzione, ammodernando gli impianti e riprendendo una importante produzione di circa 150.000 quintali annui con 70 dipendenti. All’interno del magazzino Nervi si svolgono spettacoli di danza e di teatro, set per pubblicità di auto, si ospitano personalità importanti del mondo  e ci sono visite guidate come quelle che mi hanno permesso di conoscerle da vicino.

Ingresso impianto di Saline

Il procedimento lavorativo

Vecchia foto dal museo delle saline

I giacimenti sotterranei vengono allagati con acqua dolce che, sciogliendo il sale, si trasforma in una soluzione salina concentrata al 33%, che viene poi depurata a 80 gradi centigradi per eliminare tutte le impurità che possono contaminarla. La soluzione depurata viene così inviata ai cristallizzatori, alti 40 metri, dove le alte temperature ottenute dalla compressione del vapore, portano la soluzione a 130 gradi centigradi, facendo quindi evaporare l’acqua presente nella soluzione e lasciando il sale.

Questo processo è detto Ricristallizzazione del sale. Il sale ancora umido viene asciugato e destinato al confezionamento in diverse tipologie pensate per soddisfare tutte le esigenze del mercato.

Vasche di depositi acque e fanghi, essiccatoi, Magazzino Nervi e silos

Magazzino Nervi

Il Magazzino fu un’opera progettata dal grande architetto Pierluigi Nervi  e realizzata nel 1936. Composto da due corpi di fabbrica: il magazzino (o silos) per la sofisticazione dei Sali e la torre degli impianti. Il silos misura m.22 x 62 con campate variabili da m.5 a m.3,65 con altezza m.5,90, il silos si articola in tre ordini di capriate; la prima, impostata a quota 5,30, la seconda a quota 9,25, la terza a quota 13,60. Quest’ultima funge da elemento di immissione del sale; all’interno, un corridoio percorribile permette di perlustrare la struttura e manovrare manualmente le chiuse in legno.

Cascata di sale cosiddetta ” Cascata dell’Angelo” nel Magazzino Nervi.

Nel 2021 l’Amministrazione Comunale ha dichiarato “VOLTERRA, LA CITTA’ DEL SALE”

Naturalmente le vie del sale allargarono i loro percorsi. Da Volterra a Empoli, dove c’era un porto fluviale che favoriva i commerci, la via del sale era detta la salaiola  così come da Volterra per Colle Val d’Elsa la strada originaria incrocia la via Francigena attraverso San Gimignano, Certaldo fino a riunirsi a Gambassi Terme.

In blu, il tracciato che porta alla via Francigena

Percorriamo questo percorso che da Saline di Volterra va a Colle Val d’Elsa incrociandosi poi con la via Francigena.

La primavera sulla Volterrana con gli anelli di Mauro Staccioli

Il paesaggio sulla Volterrana ha tratti simili a quello delle crete senesi

Paesaggio sulla Volterrana

Primavera sulla Volterrana

Ritorno verso Volterra

Volterra con a destra la fortezza medicea

Il Voltraio

Da Volterra a Colle Val d’Elsa si può ammirare un’altra celebre scultura di Mauro Staccioli, l’Anello di San Martino

La strada attraversa l’abitato di Castelsangimignano

Visione di San Gimignano da Colle Val d’Elsa sulla via Volterrana

Colle Val d’Elsa

Colle Val d’Elsa

Colle Val d’Elsa– Porta Nuova o Volterrana

Colle Val d’Elsa e via Volterrana