Storie di vita

26
Settembre
2024

Cento anni di vita di un antellese: Liberto Naldi.

Liberto Naldi

Il 19 ottobre del 2024 Liberto compirà cento anni, un secolo di vita, vissuta all’inizio dal ventennio fascista alla democrazia, dalle ristrettezze economiche e

l’arrivo del boom degli anni ’60.

Liberto nasce all’Antella, in via Montisoni, terzo figlio di Attilio Naldi, antellese, e  Adele Tacconi di Quarate, località Manuelle.

Prima di lui  erano nate due sorelle, Gemma nel 1914 ed Elvira nel 1918.

Tra il 1930 e 1935 Liberto frequenta la scuola elementare di Antella, in via Pulicciano, con la maestra Ponsi e i maestri Sassi e Ferrini.      

Il 07 marzo 1928 la scuola era già stata intitolata  al “Maestro  Luigi Michelet”, tenente fiorentino morto nel 1918 per le ferite riportate combattendo nella prima guerra mondiale.

Purtroppo ai tempi di Liberto le foto delle classi erano merce rara.

Anno 1932 – Scuole via Pulicciano – La Maestra Ponsi a sinistra del bambino con la bandiera. Il secondo bambino in alto, da destra è,  Bruno Barlondi, classe 1920 , babbo di Patrizio che ha fornito, cortesemente, la foto.

Scuola Elementare L. Michelet -Antella, classe III -14.06.1961 – da sinistra: Paola Pieralli, Tiziana Falatti, Damiro Lotesto, Vincenzo Danzi,  Andrea Rontini, Susanna Paoletti, Andrea Del Sala, Laura Eulali, Renzo Pestelli, Anna Rontini, Paolo Perna, Roberta Chiari, Fabrizio Batini, Giovanna X, Francesco Renzoni, Nadia Peruzzi, Franco Calosci, Manuela Giovannoni, Mario Agrotti, Enzo Cerusico, Stefano Degl’Innocenti, Francesco Corsi e Sonia X.  (proprietà Andrea Rontini).

Scuola Elementare L. Michelet -Antella, settembre 2024

Quando Liberto ha solo 6 mesi, la famiglia si trasferisce nella casa di via dell’Antella che diventerà per sempre la sua dimora.

Liberto racconta- settembre 2024

A destra la casa dove ha vissuto e vive Liberto. A sinistra le verghe dove passava il tram all’Antella che arrivò il 18 settembre 1927. (Cartolina datata 07.06,1937 – proprietà Fabrizio Petrioli)

Dal 1936, e durante tutto il periodo fascista, questa strada, si chiamerà Via 5 Maggio per ricordare la vittoria sull’Etiopia  avvenuta quel giorno.

Via 5 Maggio.  Da notare a sinistra i famosi viali dei tigli piantati dagli austriaci fatti prigionieri nella Prima guerra mondiale e, sempre a sinistra, si intravede un vespasiano che sarà tolto nei primi anni ’60 con il tombamento dell’Isone. (Cartolina -proprietà Fabrizio Petrioli)

Via dell’Antella – giugno 2024

La casa si trova vicino al fiume Isone: durante la tragica alluvione che colpirà l’Antella nel 1936, Liberto, appena dodicenne,

vedrà trascinate via dall’acqua le casse da morto provenienti dal cimitero.

Il 03 luglio 1936 in tutta la Valle dell’Isone splendeva il sole e la giornata era calda e afosa. I rintocchi delle campane del campanile dell’Antella batterono 12 colpi e, c

come un richiamo, artigiani e bottegai sospesero il lavoro e si rifugiarono al fresco delle cucine. Ma i contadini sempre vigili ai mutamenti improvvisi della natura,

si erano preoccupati vedendo che ” verso S.Donato” una enorme nube nera stava coprendo tutto il poggio. Da bravi meteorolgi capirono che stava per scatenarsi un furiosa burrarsca.

Dopo pochi minuti continue scariche elettriche e una pioggia torrenziale si rovesciò sulla pendice di S.Donato in Collina estendesosi poi sui dintorni e sull’abitato di Antella.”

Alle sorgenti dell’Isone, pag.102-103 di M.Casprini e S.Guerrini -Ed. CRC Antella 1996

La Nazione – 04 luglio 1936

Cimitero Monumentale di Antella – L’alluvione del 03 luglio 1936 (arch. Misericordia di Antella)

Dopo aver frequentato le scuole elementari di via Pulicciano, Liberto va a “bottega” cioè va ad imparare un mestiere nella bottega di un artigiano.

Sceglie quella di calzolaio da Venni Modesto (Loris classe 1914).

Ricevuta della Calzoleria Emilio Pestelli e figlio alla sig.ra Virginia Pedriali del 31.12.1939 (cortesia Silvano Guerrini)

 

Passano gli anni e si arriva al fatidico armistizio dell’8 settembre 1943.  Liberto deve scegliere se unirsi alla Repubblica di Salò (pena la fucilazione per i renitenti alla leva,

come purtroppo accadde nel ’44 a 5 ragazzi fucilati a Campo di Marte) oppure unirsi alle formazioni partigiane senza però avere armi ed abitutidini all’esercizio militare.

I suoi genitori lo spingono per accettare la leva e Liberto obbedisce. Ma la rocambolesca esistenza dei ventenni di allora correva lungo un lama affilatissima fra vita o morte:.

Liberto si trova in un treno  diretto al Nord, ma si dice che vada in Germania. Il treno viene bombardato a Mestre; Liberto viene portato all’Ospedale Militare di Merano Veneto,

vicino a Venezia, dove trascorrerà parte della convalescenza.

Liberto in convalescenza nel 1943 presso il giardino dell’Ospedale Militare di Merano Veneto.

Fortuna vuole che nel reparto ci sia un commilitone fiorentino che aveva lavorato con suo padre Attilio; lo informa che all’indomani un camion sarebbe

partito per un ultimo viaggio in direzione Firenze per il ritiro di materiali bellici presso l’ Officine Galileo. Se vuole, può unirsi a loro.

Liberto, che nel frattempo aveva escogitato la fuga dall’Ospedale Militare con altri due compagni, prevista anch’essa per il giorno seguente, è incerto.

Tuttavia, seppur a malincuore per la parola data, opta per tornare a Firenze in camion.

Dalle Officine Galileo di Sesto scapperà e prenderà un treno per Firenze, poi con il tram 23 arriverà a casa.

Negli anni che seguirono fino alla Liberazione, Liberto, come tanti altri suoi coetanei, dovette nascondersi.

Con la fine della guerra si riassapora la libertà di muoversi, divertirsi, riunirsi; si cerca di uscire dalle misere vite fino ad allora vissute.

Si recuperano spazi di divertimento, la televisione ancora non c’era; la prima trasmissione nazionale arriverà solo il 03 gennaio 1954.

Allora erano il cinema e il teatro ad offrire l’occasione d’incontro e di divertimento .

Carnevale 1946 – Circolo Gustavo Modena, La Fonte. Al centro Liberto.

Carnevale 1946 – circolo Gustavo Modena, La Fonte. Liberto insieme a Giampaolo Graiusi *.

*Giampaolo Graiusi, (Bagno a Ripoli 19.04.1924 – 10.01.1986) partigiano appartenente alla Brigata Garibaldi Sinigaglia, all’alba del 20 giugno del 1944 viene catturato, da una pattuglia tedesca del 4° Fallschirm Jaeger Division, insieme ad altri compagni che si addestravano all’esercizio militare nel casolare della famiglia Cavicchi a Pian d’Albero a Figline Valdarno.

Solo pochi si sarebbero salvati, scappando giù per i boschi: Giampaolo sarà uno di questi. In quel rastrellamento, 39 fra civili e partigiani, caddero vittime della barbarie nazista.

Il 09 ottobre 1960 Palmiro Togliatti, segretario del P.C.I. fa visita al Circolo Ricreativo e Culturale di Antella. Sono riconoscibili accanto a Palmiro Togliatti , il Presidente del CRC Baldino Ubaldini, accanto e alla sua sinistra Giampaolo Graiusi. Dietro al centro Roberto Tucci e a destra Tullio Fiani e Ezio Mattioli  (cortesia Daniela Graiusi)

Nel dopoguerra ad Antella si costituisce la Cooperativa Calzolai “La Rinascita” che verrà ubicata presso lo ” Stallone del Ginori” situato in via Pulicciano,

accanto ad altre botteghe di falegnami e carradori. Nel 1958 verrà demolito per far posto al nuovo Circolo Ricreativo e Culturale di Antella.

La Cooperativa Calzolai si spostò in Via U. Peruzzi e il 16.12.1974 verrà posta in liquidazione. Dalle sue ceneri, nel 1979, nacque una nuova società “Annabella”.

Via Pulicciano. a destra il cosiddetto ” Stallone del Ginori . La freccia arancio indica l’ingresso della Cooperativa dei Calzolai antellesi. (Cartolina timbrata sul retro 11.08.’23 -proprietà Fabrizio Petrioli)

 

La Cooperativa “La Rinascita” nacque come esito felice degli stimoli instillati nella popolazione dalla sinistra a partire dai primi del Novecento,

quando videro la luce le Società di Mutuo Soccorso. Riuniva diversi lavoratori di grande professionalità  in un settore, allora trainante per la povera economia italiana post bellica.

Era composta da 9 soci: Dino Bernacchioni, Argante Calvelli, Leonardo Caselli, Gino Collini, Natale Franchi, Mario Martini, Giuseppe Pacini, Serafino Salvadori e Silvio Sani.

Liberto compie i primi passi in questa nuova esperienza, con spigliatezza e voglia di intraprendere strade nuove.

Racconta Liberto che la Cooperativa lo aveva incaricato di  consegnare il lavoro finito, ordinato da alcune botteghe fiorentine.

Un giorno si trovava in tram: come usava allora, una grande pezzola avvolgeva le scarpe da consegnare. 

Una signora di bell’aspetto (una nobildonna del Nord Italia appartenente ad una ricca famiglia fascista fuggita a Firenze per evitare una resa dei conti, come poi scoprirà) chiese di vedere

il contenuto del fardello. Liberto aprì la pezzola e la signora ammirò meravigliata la fattura delle scarpe.

Ne apprezzò così tanto la bellezza che gli consigliò di prendere contatti con una famosa societa’ milanese di cui lei conosceva i proprietari.

Era la società milanese Quintè (https://moda.mam-e.it/quinte/) che acquistava scarpe per i corpi di ballo e i teatri milanesi.

Da allora Liberto avviò una proficua collaborazione con quella società e andò più volte a Milano.

Purtroppo, però, una partita andò male:  il lavoro non fu accettato e molte scarpe invendute.

Sconsolato, Liberto non sapeva cosa dire ai soci della Cooperativa. Ma venne allora in suo soccorso un eccezionale intuito commerciale, che gli suggerì il modo per risolvere il

problema: rivolgersi alle ” case di tolleranza o case chiuse “. A quell’epoca Firenze ne contava una quindicina, la legge Merlin le chiuderà in tutta Italia il 20 febbraio 1958.

La Cooperativa stipulò dei contratti con alcune di esse per rifornire le ragazze dei propri capolavori artigianali, scarpe eccentriche adatte al luogo e al mestiere .

Liberto diventò un rappresentante della Cooperativa: guadagnava un pò di più e con i primi soldi potè comprare una Lambretta.

Diventò così il secondo antellese a possederne una in paese.

Ma Liberto aveva fiuto per il commercio e gli affari. Di Lambrette in giro ce n’erano poche in quegli anni e, quindi, ricevuta una lauta offerta, decise di rivenderla ottenendo un bel guadagno.

Quei soldi furono subito depositati in banca e dopo poco servirono a acquistare quella casa di Via dell’Antella in cui la famiglia, solo assegnataria e non proprietaria, viveva da tempo.

In un bar di Firenze con Rigoletto Romoli. Anni ’50.

 

A Firenze, Liberto conoscerà molte persone dell’ambiente imprenditoriale: da queste frequentazioni nacque il desiderio di fare qualcosa di più appagante: una attività in proprio.

Insieme all’amico Gianni Santoni rileverà il bar del Dopolavoro Ferroviario in Via Alamanni .

Liberto, Piazza della Repubblica anni ’60

Comincerà a viaggiare e conoscere terre più lontane.

Venezia, novembre 1960 insieme a due amici americani.

Amsterdam insieme a Gianni Santoni.

Entro i primi anni ’90 Liberto e l’amico Gianni rileveranno circa cinque attività di bar e ristorazione.

Terminato il turbinìo di lavoro nelle attività commerciali, Liberto finalmente torna nella sua Antella, in quella casa che fu dei suoi genitori.

Ricomincia a frequentare gli amici di adolescenza in occasione di cene conviviali, ritrovi in montagna o al mare.

Agosto 1989 – Dolomiti.

Dolomiti 1989 con Novello Pallanti* e Gianni Santoni.

*Novello Pallanti era nato il 13.09.1928 a Balatro (Antella), Sindacalista, fu segretario della Camera del Lavoro di Firenze dal 1975 al 1979.

Eletto deputato nel 1979 nella Circoscrizione Firenze -Pistoia nelle file del P.C.I., poi confermato nel 1983 e nel 1987. Morì a Firenze il 29.01.1996.

Dolomiti 1990- da destra: Liberto, Novello Pallanti e sua moglie Sara, Gianni Santoni.

Cena con amici: Da sinistra: Vannuccio Santiccioli, Norina Ferrini, Faliero Falassi,  Giuliano Baldini marito di Norina e Rigoletto Romoli.

Cena con amici: Novello Pallanti, Ferida Corretti e Vannuccio Santiccioli.

Cena con amici: Vera Casprini e suo marito Vannuccio Santiccioli.

Cena con amici. Da sinistra: Rigoletto Romoli, Carlo Carlesi, Liberto.

Nella casa di Via dell’Antella insieme a Marisa Migliorini e Gianni Santoni.

In piazza Peruzzi. Da sinistra: Romano Turchi, Isandro Pacini e Gianni Santoni.

 

Marina di Cecina: da sinistra: un amico del luogo, Milvia Bischi, Norina Ferrini, Annamaria Bischi, un’amica del luogo, Ada Giraldi Pizzirani, Gianni Santoni, Ferida Corretti, Liberto e Vera Casprini.

Marina di Cecina.

Barberino Val d’Elsa, ottobre 2014 – Liberto festeggia i suoi 90 anni.

Nel raccontarmi la sua vita, Liberto mi dice che ormai molti suoi amici non ci sono più. Non si può più muovere come prima ma anche se va in piazza non conosce nessuno.

Le ore più brutte della sua giornata sono dalle 17,00 alle 19,00: è allora che lo assale la tristezza.

Gli ho chiesto il segreto per arrivare a cent’anni ma non ho avuto una risposta precisa; in pratica Liberto non non conosce la ricetta.

Gli ho chiesto opinioni sulla politica:  più volte mi ha detto di aver visto cambiamenti repentini nelle idee che le persone avevano professato.

Con la fine del fascismo finirono gli schiaffi degli squadristi di paese, ma chi venne dopo non sempre dimostrarono coerenza di atto e di pensiero.

Gli ho infine chiesto quale rapporto abbia con la religione: si è rattristato perchè da non credente si sente ancora più solo. Purtroppo chi non ha fede non può decidere di darsela.

E invidia un pò chi si aggrappa alla speranza che dopo la morte ci sarà ancora la vita.

Liberto, però, non ha fatto del male a nessuno, per cui, se esiste il paradiso, a lui non sarà negato.

Grazie delle splendide giornate di chiacchere che mi ha regalato.

Qualcuno dice che perdere un anziano si perde una biblioteca. Ma la biblioteca di Liberto è ancora consultabile.

Questo blog è il mio regalo di compleanno a Liberto per questo traguardo. Con lui ho ricordato alcuni episodi di questo secolo iniziato anche dai miei genitori,

 Lorena e Gino, che furono coetanei di Liberto e compagni di classe.

Auguri Liberto per il tuo secolo di vita vissuta !