6
Dicembre
2020

Fonte della Fata Morgana: un restauro per restituire la sua antica bellezza.

In questi giorni abbiamo appreso la notizia che è stato siglato un protocollo d’intesa tra Comune di Bagno a Ripoli e Soprintendenza finalizzato alla richiesta di finanziamento alla Fondazione CR Firenze per ottenere i fondi al  recupero di questa straordinaria bellezza del nostro territorio. Questo mio blog vuol far accrescere la conoscenza del sito affinchè questo progetto vada in porto con la testimonianza fotografica dello stato attuale..

Fonte alla Fata Morgana oggi con la cancellata a protezione.

L’ingresso della Fonte alla Fata Morgana.

Il luogo si trova non distante dal centro di Grassina in direzione della collina di Fattucchia, una campagna di rara bellezza ; non stupisce quindi l’attenzione di facoltose famiglie fiorentine che la scelsero come dimora sia in relazione al caldo estivo che alle epidemie, cosa che oggi possiamo ancor più comprendere. A subire il fascino dei luoghi all’inizio del Cinquecento fu Bernardo Vecchietti, esponente di una delle più antiche casate fiorentine. Uomo ricco e amante dell’arte, stimato dal Granduca e grande mecenate, acquistò la Villa e i terreni circostanti alle pendici del colle. La villa fu restaurata, affidandosi ad artisti come il Giambologna (al secolo Jean de Boulogne, scultore fiammingo ), e Santi di Tito, pittore ed architetto fiorentino.

La Villa è ancora lì e nonostante qualche trasformazione avvenuta nel tempo mantiene tutto intatto il suo fascino.

Villa “Il Riposo” ripresa da via delle Cupole.

La bellezza della Villa in una cornice autunnale.

Tra il bosco e gli ulivi, la Villa si erge nella sua antica e moderna bellezza.

 

La Villa fu ribattezzata “Il Riposo” dallo stesso Bernardo Vecchietti, la cui passione per i giochi di parole trovano espressione anche negli affreschi e decorazioni della villa.

A testimonianza di questo Raffaello Borghini, commediografo e poeta fiorentino, la descrisse nel suo libro del 1584 intitolato Il Riposo

Ma il Vecchietti si adoprò anche ad interventi nel paesaggio circostante per farne un parco diffuso forse ispirato ai giardini delle stupende ville medicee.

Di questo progetto sopravvive oggi una testimonianza particolare ben riconoscibile per la sua decorazione a finti mattoncini rosa che si stagliano fra il verde circostante:

Il Ninfeo del Giambologna o Fonte della Fata Morgana. 

Il complesso del Ninfeo fu fatto edificare, in prossimità della Villa il Riposo, da Bernardo Vecchietti fra il 1571 e il 1574.

 

Questo edificio fu costruito grazie alla presenza di una zampillante sorgente d’acqua, nacque come luogo dove trascorrere ore liete e piacevoli durante il caldo delle giornate più torride. L’acqua è l’elemento  caratterizzante il complesso.

Proprietà privata per secoli, spogliato degli apparati decorativi che lo adornavano, il Ninfeo è stato donato al Comune di Bagno a Ripoli nel 1996 e sul finire del secolo è stato oggetto un accurato restauro ma che oggi mostra i segni del trascorrere del tempo e forse anche dal poco uso pubblico.

La prima fonte a destra serviva ad abbeveratoio per gli animali , al centro per il ristoro ai viandanti e a sinistra, una seduta.

La nicchia che ospita la Fontana dei Viandanti con la scritta al centro .

La lapide al centro della Fontana dei Viandanti.

Sicuramente alla vasta e stravagante cultura di Bernardo Vecchietti si deve il richiamo a Morgana, ambigua figura della mitologia celtica, di cui richiamò le virtù guaritrici, l’iscrizione nella nicchia che ospita la Fontana dei Viandanti:

Io son quella, o lettor, fata Morgana,

Che giovin qui ringioveniva altrui:

Qui del Vecchietto, poichè io vecchia fui,

Ringiovenita colla sua fontana.

                                                          MDLXXII.

 

Le fonti a destra e l’ingresso del Ninfeo. Alla sinistra un tabernacolo cinquecentesco che ospitava un affresco con la Samaritana al pozzo, attribuito a Santi di Tito e andato distrutto.

 

In questa foto dall’alto si può vedere meglio lo spazio a destra usato per lavatoio.

 

Ingresso del portale del Ninfeo. Si accede al primo locale con sedute ai lati in pietra e pavimento a mosaico di sassolini bianchi e neri che compongono la scritta “Fata Morgana” e la data di realizzazione. Questa scritta ora non si legge più e si spera che con il restauro venga recuperata.

Veduta del primo locale.

 

Al centro, su una fontana, sostenuta da un basamento, era collocata una statua marmorea, rappresentante Venere o Morgana, opera attribuita al Giambologna.

Come Venere sorgeva tra le acque, così Morgana emergeva da una conca ovale in pietra serena sostenuta da un basamento a coda di sirena o mostro marino che ne lambiva i fianchi.

La Fata Morgana o Venere ebbe la propria dimora all’interno del Ninfeo fino al 1753, anno nel quale fu trasportata e esposta nella galleria della vicina Villa Il Riposo.

Fu lì che attrasse l’attenzione di un antiquario inglese che l’acquistò nel 1768. Pochi anni più tardi, avendo trovato un acquirente inglese, chiese il permesso al Granduca di Toscana di condurla in Inghilterra, con il beneplacido del Direttore degli Uffizi, che la giudicò di poco pregio. La statua attraversò la Manica nel 1775.

Da allora passò di mano in mano fino a riapparire in un’asta di Christie’s nel 1989, quando fu riconosciuta dagli studiosi e storici dell’arte come la perduta statua di Fata Morgana del Ninfeo del Giambologna.

 

Fata Morgana , Giambologna 1572- Collezione Privata.

La statua della Fata Morgana è tornata due volte a Firenze . Questa foto appartiene alla seconda volta, durante l’esposizione a Palazzo Strozzi “Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna “- sett.2017/gen.2018.

 

Veduta del primo locale dal piano superiore.

Piano superiore .

Questi locali probabilmente erano locali di servizio.

Questo locale con la piccola finestra che si affaccia sull’esterno si pensa fosse usata come ‘cucina’, probabilmente c’era anche un focolare.

Piano superiore. Non si capisce bene l’uso se non l’affaccio sul piano sottostante.

Sul muro c’è questa incisione : Ottobre 1574 in numeri romani. Poi altri graffiti vari.

Oltre ai segni incivili del passaggio indiscriminato, sulla parete al piano superiore, c’è questo disegno che non so quanto appartenente al Ninfeo.

Il recupero del Ninfeo, oltre a preservare uno stupendo angolo di territorio, ancora sostanzialmente intatto, speriamo possa giovare anche alla sorte di uno splendido  tabernacolo, che nel 1569 Antonio Vecchietti, fratello di Bernardo, fece costruire sulle pendici del colle di Poggio Secco, proprio in faccia alla Villa Il Riposo.

Tabernacolo di fronte alla Villa Il Riposo.

Il Tabernacolo un tempo ospitava una Madonna sostenuta dagli angeli, affresco opera di Santi di Tito.

Come vediamo oggi il Tabernacolo versa in precarie condizioni dovute all’inevitabile trascorrere del tempo ma anche dall’ imperdonabile incuria dell’uomo.

 

Il pensiero finale è che con questo possibile finanziamento ci sia un bel progetto del nostro Comune, proprietario del Ninfeo, insieme alla Soprintendenza dedita alla  salvaguardia e restauro dei beni culturali.  Un progetto che riguardi l’intera area usufruibile in un percorso che faccia godere della bellezza di questi beni a tanti cittadini nel territorio di Bagno a Ripoli.

Suggerirei di individuare la possibilità di un piccolo parcheggio così da rendere questo sito vivibile e sfruttabile per iniziative culturali, mostre, letture, concerti, in modo che questo nuovo restauro restituisca vita al luogo per impedire all’ incuria e alla decadenza di prendere di nuovo il sopravvento.