29
Marzo
2021

La Collina di Belmonte: il filo della memoria.

Questo blog  sarà un piccolo ritorno nei luoghi della mia memoria. Quella di un bambino ed adolescente che questi luoghi li ha vissuti con intensità e spensieratezza. E’ un blog quindi affettivo che narra di un luogo ma può essere simile a tanti luoghi che si trasformarono con la fine della civiltà contadina, in particolare con la fine della mezzadria in Toscana sul finire degli anni ’60. Lo farò attraverso documenti, foto dell’epoca e con le mie foto attuali. E’ un dovere ricordare per il nostro territorio ed è un tributo per chi, allora, ha contribuito a farlo esistere.

La collina di Belmonte con Villa , Fattoria e Scuderie a sinistra; al centro in parte coperta dagli alberi, la Cappellina (ex Oratorio del Crocifisso) e sulla sommità, al centro, l’Osservatorio Astronomico di Nello Venturi. In fondo a destra si nota la Cupola del Brunelleschi.

La collina di Belmonte ripresa da Via di Picille. A sinistra il complesso della villa, una nascosta Cappellina al centro e poi alla fine del bosco, dove c’è il parco con il Leccio secolare, spunta Firenze con il Duomo.

Quando eravamo bambini per noi che abitavamo a Balatro, una piccola frazioncina sulle colline di Antella, il ” Ginori” era considerato un luogo dove trascorrere le nostre scorribande adolescenziali, giocare a pallone sul cortile della Cappellina, andare a mangiare la frutta nei campi rischiando le punizioni dei contadini e tornare la sera a casa all’imbrunire tutti sudati, sporchi con i vestiti laceri e sistematicamente rimproverati dai nostri genitori. Il grande Leccio, luogo dei nostri primi incontri sentimentali, del ruzzolare dell’ovo il Lunedi di Pasqua o della visione dei Fochi di S.Giovanni il 24 giugno erano parte della vita. Come pure le visite all’Osservatorio Astronomico anche se era trasformato in abitazione. Poi c’erano le merende a L’Uliveta, quel ristorante che vide per 12 anni tentare  un approccio di “agriturismo” antesignano troppo presto per un’Italia tutta impegnata nel boom economico.

Scriveva G.Lensi Orlandi, ne “Le Ville di Firenze di là d’Arno” ed. Vallecchi 1954,  a proposito di Belmonte “Tutto ciò che noi oggi vediamo e ammiriamo non è opera né dei Calandri, né dei Magalotti, ma del Senatore Ippolito di Neri Venturi che visse a cavallo fra il settecento e l’ottocento. Agronomo apprezzato creò una tenuta modello, trasformò la villa, costruì la preziosa loggia, tracciò il grande viale che conduce alla cappella e al belvedere famoso per un leccio eccezionale che l’ombreggia, costruì la fattoria, la serra, le case coloniche, esempi mirabili di architettura rurale.”

Villa Belmonte – facciata odierna.

La proprietà fu nel Trecento dei Calandri, una famiglia di lanaioli fiorentini poi nel 1570 la vendettero a Antonio Da Barberino e pochi anni dopo, nel 1590,  ai Magalotti che restaurarono e ampliarono la proprietà. L’erede della famiglia Magalotti, Lorenzo, un illustre letterato illuminista nominato conte di Belmonte dall’Imperatore a Vienna si ritirò a Bagno a Ripoli, scegliendo come sua dimora la Villa di Lonchio sopra l’Antella.

Villa Il Lonchio. In fondo a destra la città di Firenze e sotto l’Antella.

Alla morte di Lorenzo, senza eredi, la proprietà passò ai cugini Venturi. Fra il settecento e l’ ottocento, il conte Ippolito Venturi, senatore del Regno e apprezzato agronomo, fa di Belmonte una tenuta modello acquisendo le nuove tendenze dell’economia agricola e introducendo novità come l’estrazione dell’olio di sansa di oliva e dai semi di lino. Ricostruì l’attuale fattoria con nuove case coloniche e addirittura fece costruire due fornaci di cui una per laterizi e l’altra per vasellame.

Stemma della Fattoria ad una delle tante case coloniche personalizzato con il nome del podere.

Alla sua morte , nel 1817 le proprietà passarono alla figlia adottiva Carolina che aveva l’obbligo di aggiungere il cognome dei Venturi. La figlia, Marianna sposò  il marchese Leopoldo Carlo Lisci Ginori che ebbe il merito dello sviluppo delle porcellane di Doccia. Nel 1841 lo stemma dei Ginori, sul vecchio frantoio del podere Serristoro, ricorda il suo nome.

La scritta recita: LA M(ARCHE)SA MARIANNA VENTURI GINORI LISCI A COMODITA’ DELL’AMMINISTRAZIONE DI BELMONTE QUESTO FRANTOIO EDIFICO’. L’ANNO 1841.

Mallevadoria per il contadino Vincenzo Maioli, autorizzato a recarsi in città con i buoi per gentile concessione della Marchesa . Anno 1861 – Da notare l’astuccio in lega dove veniva tenuto il “lasciapassare” con impresso lo stesso numero del foglio della mallevadoria. (cortesia Cecilia Pratesi e Roberto Mazzanti).

 

La Marchesa Marianna passava molto tempo a Belmonte in virtù dell’aria balsamica della campagna e le riposanti passeggiate. Fu lei che, nel 1858, fece il restauro della Cappellina (Oratorio di Villa Belmonte), dedicando una lapide al figlio morto all’età di 23 anni e un’altra al nonno Ippolito Venturi per l’impegno promosso con nuovi mezzi nei poderi di Belmonte.

 

Oratorio del Crocifisso di Belmonte (comunemente chiamata Cappellina)

La Cappellina della Villa Belmonte.

Vista dal lato destro.

La Cappellina di Belmonte vista dall’Antella (parcheggio Via Togliatti).

La Cappellina vista dall’Antella.

Furono forse i Calandri a far costruire l’Oratorio ma è certo che nel 1610 esisteva ed era già ornato di pitture.  In quell’anno fu visitato dal pievano dell’Antella,incaricato dalla curia, perchè Camilla Capponi, vedova di Filippo Magalotti chiedeva di potervi celebrare la messa ” perchè la villa era assai lontana dalla pieve e la strada faticosa ed erta.”

Schizzo della pianta della Cappellina di Silvano Guerrini -1980.

“L’Oratorio si trova nel ‘barco’ della villa in una stupenda posizione panoramica, circondato di cipressi…. E’ diviso in due parti e dalla platea si sale, per quattro gradini, nella parte posteriore, a mò di vasto coro nel quale sono dipinti, sulla parte sinistra sant’ Agostino e in quella di destra san Benedetto e sant’Anselmo.” (Silvano Guerrini – Oratorio di villa Belmonte – La Terra Benedetta, Ed.Salimbeni 1984).

Epigrafe a ricordo del figlio morto a 23 anni. (nella pianta indicata 4)

Epigrafe di Marianna in onore del suo avo Ippolito Venturi. (nella pianta indicata 1)

Altare – Affresco della Crocifissione con due angioli in volo,  la Vergine e S. Giovanni ai lati della Croce, inginocchiati ai piedi di essa, la Maddalena al centro i i Santi Gerolamo e Francesco ai lati.

La studiosa e storica dell’arte Anna Padoa Rizzo ha attribuito questo affresco a Domenico di Michelino (Firenze,1417- Firenze, 1491), allievo di Beato Angelico, fra il decennio 1450-1460, quando la proprietà di Belmonte era dei Calandri, lanaioli che abitavano nel popolo di San Pier Maggiore.

Affresco della Crocifissione. Gli sguanci in cornici trilobate, recano a sinistra S. Giovanni  e S. Leonardo a destra, ciascuno con un angelo con cartiglio.

Affresco della Crocifissione. Il sottarco è decorato con un cielo stellato e al centro la colomba dello Spirito Santo.

Interno della Cappellina. (lato destro raffigurante S. Benedetto e S. Anselmo) -nella pianta indicato n.3

Interno della Cappellina.  S. Benedetto – nella pianta indicato n.3

Interno della Cappellina.

La veduta di Antella dal muro perimetrale della Cappellina.

Dice Silvano Guerrini nel 1964 parlando della tenuta della Fattoria di Belmonte ” ...Siamo su una collinetta alta 180 metri, posta fra Grassina ed Antella, stupenda per la bellezza del panorama che domina da tutte le parti: non a caso in cima ad essa una casetta, ospitava un tempo, un osservatorio astronomico.”  E prosegue ” La storia dice il Lensi nel suo studio sulle ville fiorentine, bisogna conoscerla perchè neppure un sasso è capace oggi di rievocarla.”

Stemma della famiglia Ginori sulla porta dalla ex fattoria -1847

Tra l’Ottocento e il Novecento, come ci ricorda G.B. Ravenni nel suo ” Il modello dell’industria agraria toscana”, 2003 , a proposito dell aziende agricole del territorio ” la maggiore era quella del marchese Ginori che contava 50 poderi.”  Intorno ai primi anni del Novecento un altro Ippolito ebbe in mano le sorti di Belmonte. L’unico nipote di Marianna che portando il nome di Venturi potè ereditare le tenute fino al 1947. La fattoria Venturi-Ginori, insieme a Villa Pedriali,  era indicata come azienda modello; si esportava olio e vino in Italia ed Europa. L’olio viene ricordato come un prodotto di altissima qualità ottenuto nel frantoio della Fattoria con una frangitura fatta da una caldaia a vapore all’avanguardia per l’epoca. Dal matrimonio di Ippolito Venturi con Tecla Ruscellai nasceranno tre figli: Anna Maria, Nello, e Roberto.

Il secondo figlio, Nello Venturi Ginori nacque nel 1884 e divenne famoso per i suoi studi di scienze, fisica ed astronomia. Farà costruire l’Osservatorio Astronomico di Belmonte.

Osservatorio Astronomico di Belmonte

“Un modesto parallelepipedo con tetto a terrazza e un parafulmine per ogni angolo. L’ubicazione, per l’epoca, era ideale:  su un’ altura isolata di 205 metri s.l.m.  fra gli uliveti che non impedivano la visione del cielo, con uno splendido panorama su Firenze fino alle colline pistoiesi, sufficientemente lontana dalla città  ma vicina all’Osservatorio Astronominco di Arcetri, punto di incontro di altri scienziati. “ Così racconta Andrea Bettarini ne – L’Osservatorio astronomico di Belmonte (Annuario CRC Antella 2018).

Ingresso all’ex Osservatorio Astronomico.

L’Osservatorio Astronomico oggi direzione nord-ovest.

il 7 giugno 1912 Ugo Parigi, agente dei Venturi Ginori, fece domanda al Comune per costruire un fabbricato destinato a osservatorio astronomico e il permesso fu rilasciato con delibera della Giunta n. 208 del 21 giugno 1912; l’abitabilità fu rilasciata il 27 dicembre 1933 (archivio storico Bagno a Ripoli, filza 418, fascicolo 38).

L’Osservatorio fra gli ulivi e sullo sfondo l’Antella, direzione sud.

La posizione su di una collina isolata è particolarmente adatta allo scopo e come strumento principale Ginori acquistò in Inghilterra un equatoriale di 8 pollici (20 cm. di apertura) da Cooke con la sua cupola Giorgio Abetti, Presidente Osservatorio Astronomico di Arcetri in -Memorie della Società Astronomica Italiana- vol.16, marzo 1944 , pag.209

L’Osservatorio Astronomico e l’Antella.

Sempre Andrea Bettarini ne – L’Osservatorio astronomico di Belmonte (Annuario CRC Antella 2018).scrive“La cupola divisa in due sezioni poichè doveva essere apribile e girevole su un binario a cremagliera circolare, era mossa manualmente- in quanto, all’epoca, all’Osservatorio non c’era ancora la corrente elettrica- e anche il moto rotatorio del telescopio era affidato a un sistema ad orologeria con dei contrappesi.”

La visione dell’uliveta. A sinistra l’Osservatorio e a destra il Monte, casolare che fu la casa di campagna di Vespasiano da Bisticci (Bisticci 1421 – Antella 1498 ), scrittore, umanista e libraio fiorentino famoso per aver confezionato testi e codici in modo elegante per i signori dell’epoca.

Il fianco dell’Osservatorio e sul fondo, l’abitato di Antella.

Il fianco dell’Osservatorio e sul fondo, l’abitato di Antella.

L’Osservatorio e la Cappellina (ex Oratorio del Crocifisso a Belmonte) .

Il parco del Leccio in basso a sinistra e in alto a destra L’Osservatorio Astronomico.

Le osservazioni di Nello Venturi su eclissi lunari a stelle variabili , comete e macchie solari furono numerose e trovarono pubblicazione nelle riviste scientifiche astronomiche dell’epoca fra il 1910 e il 1912 altri manoscritti purtroppo sono rimasti inediti. Oltre all’interesse astronomico, Nello Venturi Ginori si distinse anche per gli studi di meteorologia e astrofilia.

 

da ARCHIVIO FOTOGRAFICO SOCIETA’ GEOGRAFICA ITALIANA – Spedizione De Filippi nell’Himalaia Caracorum e Turchestan Cinese 1913-1914 . Nello Venturi partecipò come meteorologo.

Il primo in alto a sinistra , Nello Venturi.

 

Nello Venturi trascorse molto tempo in solitaria nell’Osservatorio, fece quasi una vita monastica in villa fino all’abbandono dopo la morte della madre, Tecla Rucellai, avvenuta nel 1927.

Continuò a fare lunghi viaggi in Giappone, Siberia, Kenia e Tanganica. La passione per l’astronomia non l’abbandonò mai……..passava intere notti a lavorare al primo piano e sulla terrazza mentre al piano terreno della costruzione abitava la famiglia Dini, i giardinieri del parco della villa.

Nel 1943 in piena seconda guerra mondiale, Nello, ormai già minato nel fisico e colpito da una malattia non adeguamente curata- sembra sia stata originata dal fatto che dovette liberare il suo Osservatorio e raccogliere il suo materiale per far posto agli sfollati dell’Antella- lo portò alla morte il 25 settembre….le attrezzature, per volontà della famiglia, furono donate all’Osservatorio di Arcetri.  Il Telescopio …. nel 1953 fu portato a Napoli all’Osservatorio di Capodimonte. Andrea Bettarini  – L’Osservatorio astronomico di Belmonte (Annuario CRC Antella 2018)

Vista dell’edificio ” a Monte”, ex casa di campagna quattrocentesca di Vespasiano da Bisticci . In alto l’Osservatorio Astronomico.

Veduta attuale della Fattoria, Villa, Scuderie, case del fabbro, falegname e fornacino.

 

La Fattoria nel secondo dopoguerra.

Villa di Belmonte – foto di Redentore “Gino” Alinari – anni ’50

Facciata della Villa Belmonte – Giulio Lensi Orlandi  Le Ville di Firenze di là d’Arno – Vallecchi 1954.

La facciata neoclassica fotografata da Silvano Guerrini nel 1964.

Sul finire degli anni ’60 le campagne cominciavano a trasformarsi, piano piano assistevamo a nuove famiglie che lasciavano le case e i poderi in contratto a mezzadria. Le famiglie contadine si spostavano negli appartamenti edificati con le nuove leggi sulla edilizia popolare, i figli più giovani andavano a  lavorare nelle fabbriche lasciando per sempre l’impegno costante che i loro genitori e nonni avevano assunto con il patto della mezzadria dove le colture nei campi e la cura agli animali avevano orari senza soluzione di continuità. Nonostante questo esodo a Bagno a Ripoli erano rimaste due grandi aziende agrarie: la Fattoria Venturi-Ginori e Villa Pedriali. Il processo democratico avviato con la Repubblica vedeva nuove dinamiche sia nel lavoro che nella partecipazione attiva al processo produttivo. I conflitti fra la vecchia imprenditoria agraria e la mezzadria si estendevano in tutta la terra toscana. A questo proposito  possiamo menzionare anche le prime rivendicazioni dei mezzadri di Bagno a Ripoli qualche anno dopo il secondo dopoguerra .

” Il punto più alto della lotta dei mezzadri a Bagno a Ripoli è la grande manifestazione del 24 luglio 1954 all’Antella .-“……..Mi ricordo….-racconta Giulio Baragli -…….uscirono tutti fuori , all’Antella ci sarà stato altre 3000 persone quel giorno, c’era un 150 paio di bestie.”  da – Il modello dell’industria agraria toscana di G.B. Ravenni, 2003

Belmonte, sciopero 1954 (foto Fotonova, Firenze).

Sciopero del 1954. Contadini presso gli annessi della casa colonica del Podere Ellera 1 (Fattoria Pedriali) . Scritti Ripolesi- Pagnini Editore, 2015

Nonostante la crisi e il grande esodo dalle campagne, alla fattoria del Ginori un vulcanico professore di Economia Aziendale antellese, Ubaldino Baldini, portò una ventata di aria nuova forse ricalcando quell’azienda modello che fra il Settecento e l’Ottocento aveva improntato Ippolito Venturi.

Fotografia aerea del 1961 su Belmonte.

Intorno alle metà degli anni ’60 nella fattoria di Belmonte le colture prevalenti sono olivo e vite. Tradotte in cifre ” possiamo indicare in 600 q.li la produzione lorda di vino, 400 quella di olio, 600 quella di grano… –  ” Estesa 450 ettari , con una planimetria a forma di 8, rientra nel gruppo delle grandi proprietà e conta 33 entità poderali . La Fattoria Belmonte: un esempio da imitare 1964 di S.Guerrini

La fattoria si dotò di una buona meccanizzazione, trattori, falciatrici, una seminatrice per ogni colono e un frantoio attrezzatissimo e funzionale. Da ricordare anche che i contratti di mezzadria, all’epoca erano stipulati al 58%,  alla Fattoria di Belmonte furono portati al 60%. L’innovazione fu la vendita diretta dei prodotti agricoli al consumatore ( gli odierni GAS) e l’apertura di uno spaccio alla fattoria di vini, salumi, frutta, oli e di un negozio all’Antella di rivendita di carni macellate. Oltre a questo, un negozio vendeva i prodotti agricoli della fattoria in Porta Rossa a Firenze.

Pubblicità della Tenuta Venturi-Ginori. (cortesia Cecilia Pratesi e Roberto Mazzanti).

Pubblicità dei prodotti della fattoria. (cortesia Cecilia Pratesi e Roberto Mazzanti).

Pubblicità e lettere alla popolazione e …una cattiva notizia. (cortesia Silvano Guerrini)

Coperchio di una cassetta di vini . (cortesia Cecilia Pratesi e Roberto Mazzanti).

Piazza Peruzzi Antella (oggi negozio Tuttifiori) – Macelleria della Fattoria Belmonte – foto notturna di Silvano Guerrini, 1964.

Ma la vera perla di Ubaldino Baldini fu quella di convincere la proprietà a costruire un ristorante nei locali del vecchio frantoio. Da ricordare che Baldini fu l’artefice qualche anno prima , nel 1958 come Presidente,  della costruzione del nuovo Circolo Ricreativo e Culturale ad Antella con un ‘imponente costruzione sicuramente fra le più grandi dei sodalizi associativi nell’area fiorentina. Nonostante i tremila abitanti, all’Antella arrivarono ad esibirsi tutti i più grandi cantanti dell’epoca fra il 1960 al 1978.  Celentano nel 1961, Mina nel 1966 passando per Lucio Dalla, Gianni Morandi, Bobby Solo, Gino Paoli, I Nomadi, Equipe 84, Pippo Baudo, Alighiero Noschese; ecc.; insomma tutti i big  della musica leggera, e non solo, passavano dalla sala del CRC Antella.  Questi spettacoli attiravano tanti giovani dai paesi vicini ma anche dalla città di Firenze. In quel tempo all’Antella c’era solo una piccola trattoria e a Ubaldino Baldini, nel 1966,  venne l’idea di allestire un luogo dove poter pranzare o cenare.  Il ristorante fu chiamato Trattoria L’Uliveta capace di servire fino a 500 coperti, aperto poi ai matrimoni e alle comunioni.

Trattoria L’Uliveta

Invito all’Inaugurazione. (cortesia Silvano Guerrini)

Pubblicazione su La Nazione –  3 aprile 1966 (cortesia Silvano Guerrini)

Trattoria l’Uliveta- interno – foto di Silvano Guerrini – 3 aprile 1966

Stampato con cartina stradale per arrivare a L’Uliveta. (cortesia Silvano Guerrini)

Un invito per la Trattoria L’Uliveta e tre cartoline per reclamizzare il ristorante.

All’Uliveta furono tanti i banchetti matrimoniali. Matrimonio Marisa Ceccarelli e Giuliano Nencioni -settembre 1966 (cortesia Marisa e Giuliano).

Gli sposi in posa davanti all’entrata de L’Uliveta. Matrimonio di Valeria Vigiani e Silvano Sarti – settembre 1972 (cortesia Valeria e Silvano)

 

Volantini pubblicitari. (cortesia Silvano Guerrini)

A sinistra negozio di vendita diretta  in fattoria – due foto da negativo biancoenero di Silvano Guerrini fine anni ’60. A destra pubblicità di Belmonte su un sacchetto di carta da spesa.

Vetrina Locchi in Piazza della Repubblica sulle foto de L’Uliveta – foto Silvano Guerrini ,1967

Ma Ubaldino Baldini non pensò solo alla Trattoria come luogo di ristorante classico. Si avventò, infatti, a pensieri che oggi potremo pensare ” normali” , ma vi assicuro che circa 60 anni fa appartenevano a persone con la vista lunga, sognatori e anticipatori. Pensò alla merenda nel parco acquistata con i prodotti della Fattoria Ginori. Quel parco era quello di Villa Ginori dove un Leccio secolare, posto in un luogo da panorama mozzafiato su Firenze, aveva prestato  le sue fronde ai giochi dei ragazzi e al riparo delle giornate di calura. Fonti orali mi hanno anche detto che Ubaldino pensava di far  soggiornare le persone, quello che in futuro sarebbe stato l’ agriturismo.

Via di Belmonte oggi. L’edificio della ex trattoria L’Uliveta , prima ancora Casa Serristoro.

 

Il Leccio di Belmonte

La delimitazione del parco con al centro il Leccio.

Vista dal drone.

Il Leccio nel piazzale e la delimitazione del muretto.

Questo Leccio secolare, si presume piantato prima del 1500, è stato collocato in un punto con un eccezionale vista panoramica sulla città di Firenze.

I potentissimi rami del Leccio e all’orizzonte si vede il Duomo di Firenze.

Dalla foto si vede il taglio sul tronco e il mio “Virgilio” (Ivo Trefoloni).

Il bellissimo tronco .

Questo stupendo albero, si estende su un’area di 495 metri quadri, ha un’altezza di circa 15 metri e una circonferenza di m. 5,72. L’albero è nell’elenco degli alberi monumentali (Ultima rilevazione anno 2012).

Valido Capodarca, famoso ricercatore di alberi monumentali in Italia, dopo averlo  visto nel 1981, racconta l’08.12.2012 in un blog dal titolo – IL LECCIONE DELL’ANTELLA

– Il primo impatto andava oltre ogni più rosea aspettativa. Un fusto molto basso, da cui partiva a raggiera il primo palco di rami, perfettamente orizzontali, dai quali scaturiva la selva di rami del secondo palco, tutti verticali, che andavano a costituire una chioma di mirabile armonia di 22 metri di diametro.  Il tronco, misurato nel punto più stretto, raggiungeva m. 5,60 di circonferenza, ma quello che avvinceva non erano tanto le dimensioni, quanto la forma. Esso esibiva una vistosa torsione in senso orario, come se le mani di un titano avessero afferrato l’intera ruota della chioma e le avessero fatto compiere non meno di un quarto di giro. Nessuno fu in grado di spiegarne le ragioni. Appariva chiaro, comunque, che l’albero era il risultato  di una mirabile collaborazione fra l’opera dell’uomo e quella della natura.

ll Leccio veniva poi fatto conoscere al pubblico toscano con l’inserimento delle sue foto e della sua storia nel mio primo libro, “Toscana, cento alberi da salvare”, pubblicato nel 1983 dalla Casa Editrice Vallecchi. Due o tre anni dopo, la visita allo stupendo monumento veniva ripetuta dal  dottor Lucio Bortolotti il quale, soggiogato anch’egli dalla sua bellezza, lo inserì fra i 300 Alberi Monumentali d’Italia nella omonima pubblicazione del Corpo Forestale.

L’inserimento nel B.U.R.T della Regione Toscana del Leccio di Belmonte.

Albeggiare al Leccio.

Il Leccio oggi.

Come ben si vede da questa ripresa con il drone, la parte sinistra ha avuto una grossa perdita della chioma.

La parte sinistra ha avuto un grosso sfoltimento.

L’ubicazione in basso a destra del Leccio e il suo muretto e la vista panoramica con l’Ospedale di Ponte a Niccheri, l’Autostrada A1 e Firenze.

Visione di Firenze. In primo piano la scuola elementare di Ponte a Ema , Vittorino da Feltre.

Il Leccio per i bambini e giovanetti di Antella e non solo era un luogo magico. I primi incontri sentimentali, il ruzzolare dell’ovo il Lunedi di Pasqua ma l’apoteosi lo raggiungeva quando ospitatava centinaia di persone che il 24 giugno con l’imbrunire potevano assistere al gioioso spettacolo dei Fochi di S.Giovanni. Purtroppo questa situazione si protrasse fino alla metà degli anni ’70 quando la Fattoria cessò le sue attività.  Il fornacino, alle abitazioni del fabbro , del falegname, la Villa, le scuderie fino alle cantine furono trasformate in civili abitazioni mentre, nella vecchia proprietà, rimase Il parco della villa con la Cappellina, l’Osservatorio Astronomico ed il Leccio. Pian piano, scese un lento oblìo che lasciò, oltre l’incuria,  anche qualche atto vandalico inducendo così una chiusura di tutta l’area del parco.

La grande chioma.

Quelle secolari fronde che hanno visto tanti bambini.

Bambini al Leccio – 1978 (cortesia Silvia Nencioni).

Bambini sotto la grande chioma – 1974 (cortesia Silvia Nencioni).

Bambini sotto la grande chioma – 1974 (cortesia Silvia Nencioni).

Il Leccio oggi .

Il Leccio nel 1928 – foto di Roberto Becattini

Il Leccio riprodotto e inserito in una bella cornice- Si presume anni ’30. (cortesia Cecilia Pratesi e Roberto Mazzanti).

Leccio 1973 – foto di Franco Ceccarelli (cortesia Franca, Fabio e Fabrizia Ceccarelli).

Foto di ottobre 1987. Mia figlia , Lisa e Barbara Becattini spensierate nel piazzale del Leccio.

 

Note finali e Ringraziamenti.

Sicuramente sarebbe impossibile tornare ai tempi passati. Molte cose sono cambiate. Questo luogo, però dovrebbe trovare un pò di “accudienza” dopo trent’anni di dimenticanza. Nonostante la trascuratezza e l’ abbandono, dobbiamo far rilevare che un albero storico inserito negli elenchi degli Alberi Monumentali dal Bollettino Regionale delle Regione Toscana, dovrebbe e deve trovare un intervento pubblico anche se in una proprietà privata. La proprietà, le istituzioni ma ancor più i cittadini che conoscono ed hanno conosciuto questo luogo dovrebbero reagire a queste inesorabile declino. Potremo tutti insieme chiedere che questo spazio possa tornare alla fruizione pubblica.

Oggi non è possibile visitare queste bellezze dato che sono private e recintate.

Io ho avuto questa possibilità dalla proprietà alla quale va il mio sentito ringraziamento.

Spero che questo possa essere un regalo per i miei concittadini e che queste foto non solo facciano emergere i lontani ricordi ma servano a trovare un’idea privata o pubblica che possa far rivivere questi stupendi luoghi.

Un particolare ringraziamento ad Ivo Trefoloni, mio accompagnatore nella proprietà, per la sua gentilezza e disponibilità.

Vorrei segnalare e ringraziare Lisa Baracchi per il suo prezioso articolo “La Fattoria di Belmonte “ su Scritti Ripolesi – ed. Pagnini, 2017 per essermi stato di valido aiuto nella ricostruzione della storia della fattoria.

Un ringraziamento infinito va all’amico Silvano Guerrini, infaticabile cultore di storia locale e Ispettore Onorario alla Soprintendenza dal 1984 al 2001 per il Comune di Bagno a Ripoli, che mi ha fornito notizie, ricerche, foto, documentazioni, senza le quali non avrei mai potuto rimettere insieme questa bellissima storia del nostro territorio ripolese. Se oggi possiamo attingere molte notizie dei Beni Culturali di Bagno a Ripoli lo si deve a quella mirabile opera di ricerca “La Terra Benedetta” ed. Salimbeni, 1984  alla quale Silvano dette un grande contributo di ricerca e di documentazione fotografica.

La Collina di Belmonte.