20
Maggio
2021

Tabernacoli a Bagno a Ripoli fra bellezza, incuria e solitudine.

Il primo censimento dei tabernacoli a Bagno a Ripoli porta la data del 30 luglio 1900: fu eseguito dalla guardia comunale Mazzucconi che ne elencò 62………… di cui 51 dedicati alla Madonna. In seguito il segretario comunale Luigi Torrigiani proseguì il censimento e li descrisse nella sua opera monumentale di indagine del territorio comunale: del suo manoscritto solo una parte venne al tempo pubblicata (1902). Negli anni ’80 del Novecento lo storico Silvano Guerrini , dopo una ricerca eccezionalmente approfondita, puntuale e documentata, ha pubblicato il volume La terra benedetta, Religiosità e tradizioni nell’antico territorio di Ripoli (1984, ed.Salimbeni) e il volume Fra terra e cielo (1985). Complessivamente nei due libri si trovano le schede di 122 tabernacoli e 93 oratori riferiti a sei territori parrocchiali: la superficie indagata rappresentava solo un terzo di tutta l’estensione del Comune. Nel 1997, in occasione della stesura del Piano Strutturale Comunale, uno studio appositamente commissionato, portò alla schedatura di ben 339 tabernacoli: fu eseguito dallo storico dell’arte Roberto Lunardi che ne fece la mappatura, la schedatura e la ricognizione fotografica.

I testi in corsivo sono di  Giuliana Righi, storica dell’arte e facente parte del Comitato dei Tabernacoli ” Amici dei Musei fiorentini”,

Tabernacolo del Monastero a Montisoni.

Oggi il mio blog non vuole, né può, ripercorrere il lavoro sistematico svolto in passato: per questo occorrono competenze tecniche e tempi lunghi. Il mio intento è quello di invitare a soffermarsi davanti a queste testimonianze che sono ,in primo luogo, di devozione popolare ma non solo: io vi invito a considerarle segni tangibili di storia e molto spesso di arte.

Tabernacolo del Buon Viaggio del Maestro Pietro Annigoni sulla via Chiantigiana.

Uno strumento prezioso per individuare nel tempo la collocazione dei tabernacoli sul territorio è rappresentato dalla mappatura dei dintorni di Firenze che alla metà del XVI sec. fu rilevata dalla Magistratura dei Capitani di Parte Guelfa. I tabernacoli hanno avuto nel tempo il compito di delimitare i confini delle parrocchie, di segnalare la presenza di ospizi e ricoveri per i pellegrini, di offrire riparo all’interno della nicchia, talvolta grande, o sotto la tettoia, ai viandanti ed anche ai contadini sorpresi del maltempo.

Seguendo il tracciato delle vie principali e delle diramazioni nel territorio, ho individuato tre zone di raggruppamento: nella zona di Bagno a Ripoli, dotata di un maggior numero di parrocchie ma soprattutto attraversata dalla odierna via Roma, anticamente indicata come via Lauretana, e che si sovrappone alla romana via per Arezzo, i tabernacoli illustrati sono 11; nella zona di Grassina e San Giusto sono 8, mentre in quella di Antella sono 5. Vi propongo quindi la visione di 24 tabernacoli.

 NELLA ZONA DI BAGNO A RIPOLI 

Prospetto della facciata della Pieve di Ripoli con il portico trecentesco .

Il pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto, che prendeva avvio da Firenze, percorreva un tracciato che passava davanti alla Pieve di s.Pietro a Ripoli, e transitando per le località della Martellina e Meoste, raggiungeva il Bigallo, dove tuttora si trova lo Spedale, sosta e ricovero per i pellegrini. Ancora avanti, nella zona di Ruballa, Osteria Nuova rappresentava una ulteriore stazione di sosta, per poi proseguire in direzione Vicelli ( oggi Le quattro vie) per San Donato in Collina.

L’abside delle Pieve di Ripoli da via Bocci.

Tabernacolo della Madonna detto del Podestà.

Il tabernacolo si trova nel centro di Bagno a Ripoli , nell’angolo tra via Roma e via della Nave dove si trovava l’antico Palazzo Pretorio, di cui restano nella facciata dell’edificio che l’ ha inglobato, tracce degli stemmi posti dai Magistrati.

L’ edicola che ha una larga apertura a tutto tondo incorniciata da un profilo di pietra intagliato, racchiude un affresco con la Madonna in trono, purtroppo andato in gran parte perduto. Il restauro ha recuperato le figure dei santi ai lati e l’Annunciazione nel prospetto.

Il dipinto, databile alla meta’ del Quattrocento , è opera di un pittore rimasto ancora anonimo e conosciuto come Maestro di Signa, per essere l’autore di un analogo tabernacolo in quella cittadina.

Il tabernacolo fu restaurato nel 2004.

Il Tabernacolo del Podestà in una foto dei primi Novecento da una foto del Catalogo della Soprintendenza

 Tabernacolo della Madonna della Provvidenza

Il tabernacolo si trova sulla via Roma nell’angolo di una casa sovrastato da un terrazzo.

Il tabernacolo, la cui cornice in pietra serena che è stata in passato privata della parte destra, racchiude l’immagine della Madonna con il Bambino, con evidenti tracce di ridipinture.

Un intervento di restauro potrebbe rivelare la mano di un pregevole pittore, che nella seconda metà del Quattrocento avrebbe reso “a buon fresco” l’immagine.

Lo storico dell’ arte Divo Savelli avrebbe ipotizzato trattarsi di Filippino Lippi (1457-1504)

Davanti al dipinto, al centro pende una lampada sostenuta da tre catenelle.

Tabernacolo della Madonna della Seggiola, alla Martellina

In angolo tra via della Martellina e via dei Rosai, è posto in alto, rivestito nel basamento e nell’edicola da lastre di pietra. Una rete a fitte maglie e due robuste stanghe hanno protetto nei secoli l’altorilievo in terracotta che rappresenta la Vergine col Figlio.

L’edicola è ben sprangata perchè deturpata dai ladri nel 1907. Purtroppo rimane difficile vederla in tutta la sua bellezza.

L’attribuzione dell’opera all’ ambito dei Della Robbia è dovuto al tipo dell’immagine ed alla “invetriatura” dei colori del mantello della Madonna . Si pensa comunque ad un’opera cinquecentesca uscita da quella bottega, forse di Giovanni o più probabilmente dalla bottega di Santi Buglioni (1494-1576).

Prospettiva su Via della Martellina.

Tabernacolo della Madonna del Rosario, a il Poggio.

Tabernacolo della Madonna della Rosario su via della Martellina.

ll tabernacolo fu commissionato probabilmente dalla Famiglia Rinuccini che possedeva terreni ed una villa poco distante. Per l’impianto della edicola molto elegante con la tettoia aggettante sorretta da due colonne in pietra, si fa risalire al XV secolo.

All’interno della nicchia attualmente è presente la sinopia del dipinto che fu distaccato per motivi di conservazione e studio. Il soggetto è sempre la Vergine col Bambino nell’attitudine della Sacra Conversazione, tra i Santi Giovanni Battista e Gerolamo. “Si ritiene collocabile alla cultura di Raffaellino del Garbo , o ad un più generico ambito ghirlandaiesco” (S.Guerrini, Fra terra e cielo, 1985)

Sinopia.

Quel che restava dell’affresco – foto di Silvano Guerrini 1969.

Tabernacolo della Madonna di Meoste.

Il tabernacolo della Madonna di Meoste è incuneato in un fabbricato tra l’incrocio di Via della Martellina e la via Roma.

E’ inserito nelle carte dei Capitani di Parte del 1583 in un angolo “ fra la reale strada del valdarno ” e la via vicinale attraversante il ” fiume rimaggio “, a confine fra i popoli di Santa Maria a Quarto e San Lorenzo a Vicchio. ( Fra Terra e Cielo di S.Guerrini, 1985)

Gli affreschi rappresentano la Vergine in trono col Bambino Gesù circondati da santi e angeli. Molto danneggiato dalle intemperie il dipinto ricorda la maniera di Niccolò di Pietro Gerini nella seconda metà del XIV secolo ( G.Carocci, 1895)

Tabernacolo di Croce a Varliano

Nel disegno a schizzo, che figura nella cartografia dei Capitani di Parte del 1583, il tabernacolo dell’Annunciazione, posto all’incrocio tra via Roma e via della Croce, ha la forma di una grande edicola col segno del crocifisso . Nessun edificio vi è addossato e sul lato opposto si erge un fabbricato, che risulta appartenere allo Spedale di S. Matteo.

Il tabernacolo di Croce a Varliano si trova tra la Via Roma e Via della Croce. L’ opera del Maestro, Marcello Guasti, è stata posizionata nel 2016.

Lungo il tracciato dell’ antica via aretina, dove il transito di viandanti era continuo, la grande edicola rappresentava un punto di riferimento importante, indicando la presenza di un provvidenziale ricovero per pellegrini. Due secoli dopo, nel 1774, nelle tavole del Campione di strade della Comunità del Bagno a Ripoli , il tabernacolo è inserito tra edifici sorti nel frattempo lungo la via.

Il tabernacolo di Croce a Varliano mostra gli strumenti con i quali Cristo fu tormentato prima della sua morte in Croce. L’opera è stata donata al Comune di Bagno a Ripoli dal Maestro Marcello Guasti.

Guido Carocci, alla fine dell’Ottocento, lo descrive come un “tabernacolo assai grande ed incavato nel muro di una casa”. Già a quell’epoca l’affresco versava in pessime condizioni ma conserva ancora in alto, protetta dalla volta dell’edicola, la rappresentazione “ assai ben dipinta” di una “gloria di angeli ”. Il soggetto dell’ immagine sacra, l’ Incarnazione di Cristo, fu avversato, all’ inizio del Duecento, da parte della setta dei Catari che negava in Cristo l’essenza umana. A Firenze l’ eresia trovò una larga e pericolosa diffusione ma grazie alla veemente predicazione del domenicano Pietro da Verona, S. Pietro martire, fu debellata. Per questo l’immagine della Madonna col Figlio fu da allora la più rappresentata e, al primo posto nella devozione popolare, fu venerata soprattutto nei tabernacoli.

Il significato della Croce dei Simboli della Passione  è ricco di simbolismi che raccontano gli ultimi giorni della vita di Gesù.

Oggi, nella nicchia non c’è più traccia dell’ affresco: nel 2016 è stata istallata una croce moderna, opera dello scultore Marcello Guasti che è vissuto a Bagno a Ripoli, e che ha donato questa opera ai suoi concittadini. La Croce mostra non il corpo di Cristo crocifisso, ma gli strumenti del suo martirio: la corona di spine e i chiodi, la veste e i dadi, il gallo che canta per Pietro e la ciotola dell’acqua di Pilato … I simboli sono rappresentati, lungo i bracci della Croce, pur nel loro doloroso significato, con una ingenua vena narrativa e resi vivaci dai colori.

Tabernacolo della Madonna a Il Camicia .

Il tabernacolo della Madonna a Il Camicia si trova lungo la via di Terzano di fronte alla casa che fu del Baron Del Nero denominata Il Camicia.

Il tabernacolo è addossato ad un muro di retta della via, nei pressi della chiesa di s.Stefano a Terzano (che custodisce un prezioso e antichissimo Crocifisso).

Sotto la nicchia ci sono murate tre grandi targhe di marmo con dediche alla Vergine Maria e invocazioni di perdono.

La nicchia accoglie il gruppo, modellato in stucco ad alto rilievo, della Madre col Figlio. Recentemente restaurata e protetta dal vetro, questa immagine ha subito nel tempo tentativi di furto e di danneggiamento : la testa del Bambino, sparita, è stata modellata dallo scultore Umberto Bartoli e riposizionata nel 1967, a completamento di un restauro dell’opera che fu da lui giudicata “ di scuola napoletana”. L’abbraccio che unisce la Madre al Figlio ed il gesto affettuoso del Bambino, rendono l’affetto che pervade la composizione.

Tabernacolo della Madonna sul Ponte di Vicelli

Il Tabernacolo della Madonna al Ponte a Vicelli si trova sulla via Vecchia Regia Aretina al confine fra la parrocchia di S.Donato in Collina e quella di S.Giorgio a Ruballa.

Il tabernacolo è inserito nel muro pericolante che fa da spalletta al ponte sul fosso di Vicelli, affluente del fiume Isone: protetto da un cancelletto a grata, si apre con una centina e accoglie un bassorilievo di tipo robbiano. L’intonaco reca ancora le tracce della pittura azzurra che simulava un cielo stellato .

La Madonna in ginocchio è in atto di adorare il Figlio, ma il corpo del Bambino non c’è più. Il Torrigiani racconta che nel corso del Novecento , probabilmente da parte dei proprietari, la Robbiana originale (una Madonna del latte attribuita a Luca della Robbia ) fu sostituita con una immagine simile di manifattura moderna.

Venerato e custodito nel tempo dai abitanti della zona, il manufatto avrebbe bisogno di un urgente intervento di consolidamento, come pure l’antichissimo ponte che presenta tracce evidenti di cedimenti .

Tabernacolo della Madonna a la Casa Bruciata

Questo tabernacolo si trova in via dei Rosai in uno slargo denominato il Poderino, Rimaggio o anche a la Casa Bruciata.

Il tabernacolo è disegnato nelle carte dei Capitani di Parte ed è accanto alla villa, allora modesta, portata in dote dalla moglie a Francesco Granacci, famoso pittore nato a Villamagna (1469-1543).

La nicchia è molto profonda con la volta a botte e le pareti laterali ornate da affreschi raffiguranti dei santi. Nel fondo si riesce ancora a riconoscere la Vergine in trono, seduta di tre quarti, ammantata di una veste rosa e un mantello azzurro drappeggiato sulle gambe. Anche il trono reca tracce della sua elaborata decorazione. Di impianto dichiaratamente cinquecentesco, la tradizione vuole che sia stato lo stesso Granacci a dipingerlo.

Tabernacolo della Madonna a la Casa Bruciata -lato sinistro.

Tabernacolo della Madonna a la Casa Bruciata -lato destro.

Il Torrigiani scrive che questo a tabernacolo costituiva la prima stazione della processione delle rogazioni che partiva da Quarto il martedi avanti l’Ascensione. Aggiungeva che il popolo lo chiamava “tabernacolo  della Madonna della Tosse e anche del Latte” perchè le mamme portavano qui i loro bambini “travagliati da tosse cattive”.

Tabernacolo di Rimaggino

Il tracciato di via della Croce segue l’andamento del terreno, con lievi salite, svolte e restringimenti in prossimità delle case, seguendo il corso del torrente Rimaggio. Il basso muro che la costeggia è un balcone con l’affaccio su panorami bellissimi. Ad un certo punto si crea uno slargo ed appare un tabernacolo originale ed elegante, tra i più significativi del territorio ripolese.

Al centro di un’ampia parete color giallo ocra, si apre una nicchia gotica, con una cornice in pietra, una cuspide polilobata ed una volticina ogivale. In basso, una bella lastra sorretta ai lati da due mensole, funge da mensa d’altare. Il vano è protetto da una imponente tettoia, che aggetta sorretta da due snelle colonne in pietra serena. L’ eleganza di queste colonne con i capitelli di matrice classica ed elaborati riccioli di foglie d’acanto, fa ipotizzare che questa tettoia sia stata edificata in un secondo tempo, a protezione del tabernacolo già esistente.

L ‘immagine dipinta è una Maestà: la Madonna è seduta in trono e sorregge tra le braccia il Figlio, appoggiato su di un cuscino verde. Il Bambino è avvolto in un panno bianco da cui emerge il piccolo torso nudo : con gesto spontaneo, trattiene il manto azzurro della Madre all’altezza della scollatura: ha il volto incorniciato da riccioli biondi e sorride sereno . Maria gli rivolge uno sguardo adorante. Il mantello, che ricade fino ai piedi, le avvolge la testa e al di sotto, si intravede il velo. Ai lati due angeli allargano il prezioso drappo che, sospeso dall’alto come un baldacchino, avvolge l’apparizione. Le bellissime figure di s. Giovanni Battista e s. Francesco affiancano il gruppo divino.

Il tabernacolo è stato restaurato in occasione del Giubileo dell’anno 2000.

Un mantello rosa acceso avvolge il Battista, sopra la sua pelle di cammello: non sorregge la croce né il cartiglio “Ecce agnus Dei” che di solito accompagnano la sua raffigurazione: ha lo sguardo rivolto in avanti e con la mano indica il Salvatore. Di fronte a lui, la figura del Santo di Assisi, nel saio ruvido, porta la mano destra al petto e con la sinistra sorregge il libro della Regola.

L’eleganza di questo tabernacolo è davvero commovente.

Questa bella pittura viene attribuita alla mano di Niccolò di Pietro Gerini, pittore attivo nelle seconda metà del Trecento, apprezzato per le sue opere a fresco e su tavola. E’ interessante notare che, a poca distanza da questo tabernacolo, Niccolò Gerini ne realizzò un altro per la comunità di Sant’Andrea a Rovezzano: all’interno di una cappellina, dipinse ancora una volta La Vergine col Bambino, attorniata da angeli e santi, e vi appose la data MCCCCIIII.

Tabernacolo dell’Annunciazione

Ad una svolta della via che si snoda per la salita del colle di Vernalese, il tabernacolo si presenta imponente, quasi inaspettato in una strada in molti punti stretta e angusta. Ci troviamo di fronte ad una massiccia muratura con il tetto a spioventi, un gradino in pietra ed un cancello antico, in legno intagliato che lascia intravedere l’immagine dipinta all’interno.

Il tabernacolo si trova sulla via Vicchio e Paterno.

Il vano è profondo: le pareti laterali sono dipinte a tinte forti, in rosso e ocra e sono decorate con due grandi medaglioni con tracce poco leggibili di raffigurazioni.

La copertura è una volta a botte che nello spazio delimitato da una cornice a nastro, presenta ai piedi di una semplice croce di legno, l’altare ove è deposto l’ Agnus Dei, l’Agnello sacrificale. Ai lati, contro uno sfondo azzurro, sono raffigurati i simboli dei quattro Evangelisti: a destra, il bue di Luca e sotto l’Angelo di Matteo; a sinistra, in alto il leone di Marco e sotto, l’aquila di Giovanni Evangelista. La parete di fondo , stondata in alto, presenta la scena dell’ Annuncio a Maria, ambientato nella camera della Vergine, dove il letto ha un baldacchino con delle cortine svolazzanti. Maria è in ginocchio, con le mani giunte e lo sguardo rivolto verso l’ Arcangelo Gabriele che arriva in volo, ad ali spiegate e con un vigoroso slancio delle gambe.

Nello sfondo, la stanza si apre su di un paesaggio, il che conferisce alla scena una profondità ancora maggiore. Purtroppo i colori sono fortemente alterati e si è perduta la definizione delle immagini: tutto ciò dispiace perché si tratta di un’opera di pregio, probabilmente rimaneggiata nel tempo, che potrebbe risalire al XVI – XVII secolo.

Nelle carte dei Capitani di Parte del 1583  questi possedimenti furono di un certo Domenico Berti poi nei Campioni di Strade del 1774 vengono indicati alla famiglia Altoviti. Nonostante il tempo abbia lasciato i suoi segni rimane intatta la bellezza di questo tabernacolo.

 NELLA ZONA GRASSINA – S.GIUSTO A EMA

Tabernacolo della Madonna del Buon Viaggio

Il tabernacolo del Buon Viaggio si trova  al sesto chilometro della via Chiantigiana, poco oltre l’abitato di Grassina. All’interno della nicchia, che si trova sull’angolo della strada che porta all’antica chiesa di San Martino ai Cipressi, si vede l’affresco della Madonna con il Bambino che dorme dentro il cappuccio del mantello.

Intitolando l’opera “Madonna del Buon Viaggio”, il Maestro Pietro Annigoni, che era anche un buon camminatore, intese probabilmente fare un augurio a chi si metteva in viaggio verso il Chianti.

Maria è rappresentata mentre ha deposto a terra la fiasca dell’acqua, il bastone da pellegrina e i suoi poveri panni, per riposarsi un po’, quasi a ricordare la funzione degli antichi spedali che, in prossimità delle chiese, offrivano ricovero ai pellegrini.

L’opera, realizzata in occasione dell’Anno Mariano 1954, fu eseguita su malta distesa sopra a delle tegole dell’Impruneta legate insieme con filo di rame nello studio del Maestro in Borgo degli Albizi, a Firenze, e solo successivamente venne trasportato a Grassina e collocato nell’edicola. Per il colore oro delle aureole Annigoni usò una tecnica antichissima: aglio macerato in un pesto e mescolato a orina e a bolo. (Stefano Binazzi – I Ponti n. 5 Marzo-aprile 2018- Rivista Online Del Gobetti-Volta)

La targa in basso recita: “O dolce Madonna del buon viaggio / a quanti ti incontreranno / su questo cammino / benedici e insegna la via / che per Gesù / porta al padre che è nei cieli.” Il tabernacolo è stato restaurato dal CAT (Centro Attività Turistica) nel 1992.

Via Crucis di S.Martino a Strada

Inizio della Via Crucis

La Via Crucis e Chiesa di S.Martino a Strada o ai Cipressi. L’installazione di 14 edicole fu eseguita nel 1930. In fondo a questa strada la Vergine Immacolata.

Tabernacolo della Vergine Immacolata all’inizio della Via Crucis.

Tabernacolo di Santa Brigida

Tabernacolo sulla strada di Via S.Martino accanto alla villa Mascagnolo o il Tagliolino già dedicato a Santa Brigida . Rifatto nel 1789 in sostituzione di altro molto antico andato in rovina.

L’epigrafe recita che l’edicola era andata in rovina e che è stata rifatta da Benedetto Mascagni “per non perderne la memoria”.

L’Edicola si trova sulla via che da Grassina sale verso la Chiesa di S.Martino a Strada.

Tabernacolo di Fonte alle Fate

L’edicola che contiene il tabernacolo si pone di lato rispetto al prospetto del Ninfeo, o Fonte delle Fate, retto da Bernardo Vecchietti nella seconda metà del Cinquecento, con una volumetria aggettante che movimenta tutto il complesso.

Alla sinistra, il tabernacolo ospitava un affresco con la Samaritana al pozzo, di probabile mano di Alessandro Allori o di Santi di Tito e andato distrutto.

Foto Alinari del Ninfeo. Da notare che il tabernacolo presenta delle raffigurazioni.

Particolare del tabernacolo contenente il vecchio affresco.

Gita alla Fonte delle Fate, 1913 circa (archivio Paoli, San Donato in Collina, foto Anna Muller, in AFT n. 36, dic. 2002)

Tabernacolo di Antonio Vecchietti

Nella zona di Fattucchia, sopra l’abitato di Grassina, non lontano dalla Villa il Riposo e dal suo Ninfeo, dove Bernardo Vecchietti riuniva, in dotte discussioni, letterati ed artisti, tra cui il Giambologna, , si erge un altro tabernacolo: le sue condizioni attuali sono pessime e dato il valore storico ed artistico, risulta quanto mai urgente un intervento di restauro.

Un tempo ospitava l’immagine della Madonna seduta, e pare che fosse stato commissionato al pittore Santi di Tito, da parte del fratello di Bernardo, Antonio Vecchietti. E’ stato l’inevitabile trascorre del tempo a danneggiarlo ma anche l’incuria dell’uomo ed il vandalismo di chi ha asportato gli stemmi e le dediche che l’ abbellivano.

Foto estratte dal libro di Antonio Natali, La Piscina di Betsaida-Movimenti nell’arte fiorentina del Cinquecento, ed. maschietto/musolino 1995 – Capitolo Candidior Animus Santi di Tito e i Vecchietti.

 

I resti dell’affresco del Tabernacolo.

Tabernacolo di Maria Regina col Bambino a Poggiosecco

Il tabernacolo si trova sulla via di Poggiosecco che dalla via di Vacciano si dirige verso la Chiesa di S.Giusto a Ema.

Tabernacolo di Poggiosecco lato destro.

Il tabernacolo con alla sua destra S.Lorenzo e a sinistra un Santo Vescovo presumibilmente s.Giusto .

 

La Madonna poggia su di un trono di nuvole e due angeli sorreggono sopra il suo capo la corona di Regine dei Cieli, il Bambino in piedi benedice. Tutta la composizione rispetta li stile della pittura e di devozione del Novecento.

Tabernacolo Della Vecchia

Un imponente tabernacolo si trova sulla strada di Vacciano che conduce alla frazione di Cascine del Riccio. La struttura rivela che un tempo la muratura a mattoni doveva essere intonacata e doveva recare probabilmente delle decorazioni.

Il Torrigiani ricorda che veniva chiamato tabernacolo del Casale e conservava un affresco: anche per questo bel manufatto sarebbe urgente una azione di consolidamento.

Le sue condizioni, come si vede, oggi appaiono assai precarie.

NELLA ZONA DI ANTELLA

Tabernacolo al ponte sul borro dell’Antella

Il tabernacolo si trova sull’angolo fra via dell’Antella e via di Pulicciano. Durante un’azione bellica nel 1944  il ponte fu minato e distrutto; di conseguenza anche il tabernacolo andò distrutto.

Fu ricostruito nel 1947 a bozze di pietra. Nella nicchia centinata è stata dipinta una Madonna col Bambino su disegno di un missionario.

La Madonna col Bambino.

Cartolina dell’Antella anni ’30. (collezione Fabrizio Petrioli). Da questa possiamo vedere come era il tabernacolo prima della sua distruzione del 1944.

 

 

 

 

Il tabernacolo da Via dell’Antella.

Nella Pieve di Antella un particolare del dipinto di Lorenzo Lippi del 1660 ci rivela non solo come era la piazza di Antella ma anche il suo bel tabernacolo sulla destra.

Tabernacolo del Monastero a Montisoni

Il Tabernacolo si trova sulla strada che porta alla chiesa di S.Lorenzo a Montisoni.

Anche la struttura di questo tabernacolo è in muratura e restano tracce dell’intonaco; sopra la centina dell’arco ancora è visibile lo stemma dei Peruzzi in ricordo del restauro voluto da Ubaldino Peruzzi, e che fu Sindaco di Firenze e Primo Ministro del neonato Regno d’Italia. La Famiglia dei Peruzzi ha avuto fin dal Medioevo grandi possessi nel territorio.

Dentro la nicchia in un vano rettangolare è posta una terracotta raffigurante la Madonna col Bambino. Fino agli anni ’70 c’era una Madonna dell’Impruneta andata perduta.

Il tabernacolo in una mia foto del 1992.

Da questa foto possiamo vedere la terracotta originale della Madonna dell’Impruneta.  (foto di Silvano Guerrini  – giugno 1969)

Tabernacolo della Madonna all’Uccellare

Il tabernacolo eretto sulla strada che porta a Montisoni in prossimità di una casa colonica del podere Uccellare  compare sugli stati d’anime di Montisoni solo nel 1849 ……nella cartografia del 1774 questo tabernacolo non è disegnato …… anche se un attento esame delle carte disegnate nel 1583 per conto dei Capitani di Parte richiama l’esistenza di un tabernacolo a un incrocio di strade, più o meno dov’è oggi.” (S.Guerrini – Fra Terra e Cielo, 1985)

Il tabernacolo è formato da una grande nicchia centinata di pinta di blu che accoglie una lastra rettangolare di una Madonna col Bambino seduto sulle ginocchia.

Una lastra sotto recita: Regina Pacis- Ora Pro Nobis

Il tabernacolo dell’Uccellare in una foto di Silvano Guerrini dell’ ottobre 1984. Da notare in basso la scritta 1810 e soprattutto la lastra, della Madonna, allora bianca.

Tabernacolo della Madonna di Picille

Il Tabernacolo di Picille è situato in Via dell’Affrico, al confine dei territori delle parrocchie di Antella e Sant’Andrea a Morgiano. Anche questo tabernacolo, che oggi è situato in aperta campagna, tra le piante di ulivo , alla convergenza di due stradine tra i campi, risulta segnato nelle Piante dei Capitani di Parte, segno che un tempo la viabilità della zona rivestiva una certa importanza per gli spostamenti ed i raggiungimento di arterie più trafficate.

Apparteneva alla Famiglia Jacopi che possedeva la villa di Picille. Nella nicchia centinata era posta una maiolica con la Madonna e il Bambino che il solito atto vandalico aveva sottratto alla devozione del viandante. Fu rubata all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso e mai più ritrovata.

Il tabernacolo oggi.

Il Tabernacolo di Picille in una mia foto del settembre 1992.

Tabernacolo della Madonna a Montisoni

Il tabernacolo si presenta con l’aspetto semplice dei manufatti fin qui descritti e di questi ne ha condiviso la sorte: un atto vandalico ha infranto la maiolica bianca con la raffigurazione della Vergine china sul Figlio, frantumandone la parte bassa. Si tratta di immagini semplici, prodotte in serie, di poco valore intrinseco ma preziose per ciò che rappresentano in quanto a devozione, sentimento, tradizione. Questi sono i Tabernacoli, sui quali una volta si concentravano dei valori che evidentemente oggi si stanno perdendo dal momento che questi segni identificativi della nostra storia, della nostra Comunità, vengono così trascurati .

La chiesa di Montisoni

La strada medioevale che porta alla Chiesa.

Veduta di Firenze da Montisoni.

Note finali

Un lavoro così grande come la breve descrizione storica, artistica e visiva di 24 tabernacoli di Bagno a Ripoli l’ho potuta mettere insieme perchè tante persone sono state molto generose nel darmi notizie, facilitarmi la conoscenza su luoghi dove non ero abituato a mettere gli occhi. E’ evidente che questo blog non è un trattato di storia dell’arte, nè ne ha le pretese. Ho solo cercato di far aprire gli occhi ai passanti miei concittadini per far conoscere un bene prezioso che hanno accanto alla loro vita; ovvio che sia anche un richiamo a chi può per autorità, per competenza e titolarità a riportare alla luce un tesoro immenso che generazioni prima di noi ci hanno lasciato. Testimonianze, memorie, modi di vivere, senza la conoscenza delle quali saremo molto ma molto più poveri. Le fotografie ai tabernacoli che ho fatto in campo stretto e largo sono assolutamente reali il che, pur cedendo qualcosa al senso estetico, vuol dire non ho tolto nessun elemento di disturbo come pali elettrici, segnali stradali, cartelli affiancati a vario titolo. Questo perchè l’Autorità preposte possano prendere coscienza dello stato di noncuranza di questi testimoni della nostra storia e poter prendere le adeguate misure di rispetto estetico e intrinseco del luogo.

Ultima ma importante annotazione: le proprietà dei Tabernacoli è la stessa dell’edificio o del terreno su cui insistono. In maggioranza sono dunque privati. Invito loro a prendere esempio dai tanti proprietari che nei secoli passati vollero tramandarci questi beni.

Ringraziamenti.

Un immenso grazie a Silvano Guerrini, esperto di storia locale, per aver messo a disposizione, e pazientemente, il suo enorme archivio accumulato circa 40 anni fa con il lavoro fatto su ” La Terra Benedetta” e ” Fra Terra e Cielo “.

Un altro particolare, enorme grazie a Giuliana Righi, storica dell’arte e facente parte del Comitato dei Tabernacoli ” Amici dei Musei fiorentini”, che mi ha facilitato diversi incontri con le  famiglie proprietarie dei tabernacoli privati e chiusi al pubblico. Ma la cosa ancor più importante, e che dà un autentico valore a questo mio blog, è che tutti gli scritti in corsivo sono sue riflessioni, frutto dei suoi lunghi studi e delle sue conoscenze.

A Silvia Diacciati, Roberta Tucci, Elena Campeggi, Giovanna Rossi, Cinzia Ciceroni per i loro vari supporti e per le loro competenze. A Roberta Gori per le sue indicazioni preziose dei tabernacoli di S.Giusto a Ema.

Infine a Giampaolo Muntoni, Fernanda Del Taglia, Delfina Canevaro, Marta Gori e Laura Fini per avermi aperto le porte delle loro meraviglie.

 

I LIBRI IMPORTANTI PER LA CONOSCENZA DEI TABERNACOLI DI   BAGNO A RIPOLI

 

Questi libri servono per chi volesse approfondire notizie storiche e artististiche dei tabernacoli.

Luigi Torrigiani, per quasi 60 anni Segretario Comunale e Notaro del Comune di Bagno a Ripoli, lasciò migliaia di pagine manoscritte sul territorio di Bagno a Ripoli. Sono conservate alla Biblioteca Moreniana di Firenze e attualmente solo 5 sono i volumi stampati (3 di ricordi religiosi e 2 civili). Guido Carocci, Ispettore alla Soprintendenza, studioso della storia di Firenze e dintorni. Studiò per primo le tutele del territorio dopo l’abbattimento della Firenze medioevale conservando la memoria delle trasformazioni.

Il territorio di Bagno a Ripoli