“Non avevo mai veduta Torino, e la trovai deliziosa” (Carlo Goldoni)…..
Non ero mai andato a Torino, forse perchè nei miei anni giovanili era solo una città industriale….Dagli anni 2000 in poi, questa nobile città sabauda, comincia a far parlare di sè e delle sue bellezze nascoste.
Le Olimpiadi invernali del 2006 dettero una spinta decisiva verso un nuovo impulso turistico-economico: il Museo Egizio, il Museo Nazionale del Cinema dentro la Mole, il Salone del Libro, il Torino Film Festival (TFF), il Museo Nazionale dell’Automobile, il Museo d’Arte Orientale, il Centro Nazionale di Fotografia, ecc, diventarono un volano attrattivo di un turismo intelligente e consapevole.
Nuove iniziative si sono armonizzate nel tessuto urbanistico del passato ottocentesco e “regio” quando Torino fu capitale d’Italia dal 1861 al 1865.
Le maestose piazze, gli imponenti palazzi, i geometrici portici, sono tornati nuovamente a splendere e ad ospitare un pubblico desideroso di un turismo di qualità assecondato da tradizioni culinarie eccellenti come le prelibatezze dolciarie nei caffè-bistrot o gli ottimi cibi serviti nelle piole (tipiche osterie piemontesi).
Tre giorni per vedere un’importante città sono davvero pochi, comunque un pò di cose ne ho viste e cercherò di raccontarle.
Ho integrato il mio racconto fotografico con alcune foto di una preziosa assistente: mia nipote Bianca.
Il Salone Internazionale del Libro si svolge ogni anno a Torino nella cornice del Lingotto Fiere. Si ritrova così tutta la filiera del libro: case editrici, scrittori, librai, bibliotecari, agenti, illustratori, traduttori e tanti, tantissimi lettori.
Il Salone rappresenta per gli editori, dai grandi gruppi agli indipendenti, la più importante occasione di vendita e di presentazione delle novità editoriali.
Il Salone occupa uno spazio di 137.000 mq.; nel 2024 sono stati presenti 800 stand , ha avuto ospiti 43 Paesi del mondo con 222.000 visitatori.
La Sindone è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli di un condannato alla crocifissione e descritti nella passione di Gesu’. (fonte Wikipedia)
Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ostensioni (dal latino ostendere, “mostrare”). Le ultime sono state nel 1978, 1998, 2000, 2010, 2013 (quest’ultima soltanto televisiva), dal 19 aprile al 24 giugno 2015 e l’11 aprile 2020 (anche quest’ultima solo televisiva, in occasione del sabato santo occorso durante la pandemia di Covid. (fonte Wikipedia)
Nel 1988 l’esame del carbonio sulla Sindone eseguito contemporaneamente e indipendentemente dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la Sindone in un intervallo di tempo compreso tra il1260 e il 1390, periodo corrispondente all’inizio della storia della Sindone certamente documentata.
Tale datazione è messa in discussione dai sostenitori della autenticità della Sindone, in particolare per le asserite contaminazioni che avrebbe subito nei secoli. (fonte Wikipedia)
In piazza della Consolata c’è una sosta importante per le dolcezze e per gustare il Bicerin (bicchierino in dialetto).
Il mercato di Porta Palazzo è il più esteso mercato di tutta Europa. La seconda domenica di ogni mese c’è il Gran Balon con oltre 300 banchi, da 30 anni mercato dell’antiquariato e vintage della Città di Torino.
LA MOLE ANTONELLIANA
La Mole Antonelliana è il simbolo della città. Il nome deriva dalla sua altezza, 167,5 metri.
Iniziata nel 1863, quando Torino era capitale del regno d’Italia, venne completata nel 1889. Fu l’edificio in muratura più alto del mondo fino al 1908.
Per anni fu l’edificio più alto di Torino, superato oggi da due moderni grattacieli, quello della Regione Piemonte e quello di Intesa San Paolo
Dal 2000 al suo interno ha sede il Museo Nazionale del Cinema.
MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
MUSEO EGIZIO
Il Museo Egizio ha compiuto 200 anni dal 1824 ed è il secondo museo egizio del mondo dopo quello del Cairo.
Bernardino Drovetti piemontese, console generale di Francia durante l’occupazione in Egitto, collezionò in quel periodo più di 7000 pezzi tra statue, sarcofaghi, mummie, amuleti e monili vari.
Drovetti nel 1816 aveva offerto alla Francia la sua collezione, ma in seguito al rifiuto del governo di Parigi propose la stessa al re Carlo Felice che, seguendo il parere di illuminati consiglieri della corte, acquistò nel 1824 questa grande collezione per la cifra di 400.000 lire e, unendovi altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia tra cui la collezione Donati,
diede vita al primo Museo Egizio del mondo.
Data l’enormità degli oggetti presenti ho preferito concentrare lo sguardo solo su questa importante Sala dei Re. Questa sala è stata rinnovata con questi pareti spaziali dove la luce artificiale si riflette nelle pareti di metallo e si moltiplica fondendosi con quella naturale con la riapertura delle finestre seicentesche per illuminare ancor più questa lontana storia millenaria.
PARCO DEL VALENTINO
Il parco si estende sulla riva sinistra del Po ed ha un’estensione di 421.000 mq.
L’origine del nome potrebbe risalire ad un’epoca romana e forse ad una cappella in onore di San Valentino.
MUSEO DEL RISORGIMENTO
Concludo questo mio racconto su Torino con la cosa che mi è più vicina: la fotografia. Non molto distante dalla Mole, in via delle Rosine, sorge Camera, Centro Italiano per la Fotografia, uno spazio dedicato a mostre oltre attività di educazione ericerca per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale e internazionale. Il Centro, aperto nel 2015, si trova all’interno di un edificioin cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia. Ho avuto la fortuna di imbattermi in una mostra fotografica di una grande fotografa che seguo da tanto tempo e che amo profondamente: Tina Modotti.
Tina Modotti nacque a Udine il 17 agosto 1896 e morì a Città del Messico il 5 gennaio 1942. Figlia di un muratore e una casalinga cucitrice fu costretta ad emigrare
prima in Austria e poi a 17 anni a S. Francisco in USA dove inizia a lavorare in una fabbrica tessile e a recitare in alcuni film muti. Avendo appreso le rudimentali nozioni fotografiche dallo zio,
Tina segue le orme di un grande fotografo americano, Edward Weston, di cui diventa modella e compagna. Insieme, nel 1923, partono per Città del Messico.
Il fotografo messicano Manuel Alvares Bravo parlando dell’opera della Modotti, ne suddivise la carriera in due periodi distinti: quello romantico e quello rivoluzionario.
Il primo include appunto il periodo trascorso con Weston, caratterizzato da nature morte, da esperimenti grafici e pittorici; il secondo caratterizzato da una maggiore attenzione alla natura, ai fiori, all’essere umano e all’ambiente che lo circonda, con intento di documentazione sociale e antropologica e talvolta con forte connotazione politica.
Tina Modotti muore in circostanze drammatiche a Città del Messico nel 1942 a soli 46 anni, Il suo debole cuore cessa di vivere in un taxi che la stava riportando a casa dopo una cena da amici.
La sua vita è stata un romanzo per la straordinaria molteplicità di incontri (poeti, uomini politici, artisti) in un periodo storico fra le due guerre fra l’impegno politico in Messico,
la Spagna e l’Urss con uno sguardo attento alle condizioni delle classi più povere e una battaglia personale per l’emancipazione femminile.
Il valore della sua ricerca in campo artistico e fotografico, come diceva nei suoi scritti, non ammetteva scissioni con la sua vita privata. Per circa 30 anni su Tina Modotti
cala l’oblìo. Sicuramente questo è dovuto alle sue scelte di vita radicali e rivoluzionarie. E’ stata un personaggios scomodo. A partire dagli anni ’70 un comitato di appassionati
suoi conterranei friulani cominciano a far conoscere la sua fotografia che finalmente viene riconosciuta e apprezzata. Tina è tornata a vivere per sempre.
Uscendo dalle stanze dedicate a Tina Modotti ho potuto visitare una bella mostra di Mimmo Jodice, Oasi, è un progetto di 40 fotografie di un incarico dato dalla Fondazione
Ermenegildo Zegna, sugli interni ed esterni della villa del fondatore del Lanificio Zegna. Jodice si inoltra in questa Oasi di natura nei dintorni di Trivero nel biellese.
Naturalmente Torino è molto di più di ciò che ho potuto vedere e fotografare. Venendo da una città turistica come Firenze, ho potuto apprezzare la grande capacità di una città ottocentesca e “reale” a trasformarsi verso una proposta di alto contenuto in campo scientifico, tecnico, artistico, culturale e sportivo. Le numerose mostre annuali nei diversi settori offrono conoscenza e punto di riferimento di tutto il nostro Paese testimoniando così un importante ruolo attivo nel nostro patrimonio culturale.