C’è uno stupendo tesoro medioevale di arte sacra nel territorio di Bagno a Ripoli, un Oratorio che gli Alberti, ………..
……. ricca famiglia fiorentina e proprietaria di numerosi possedimenti nel pieviere di Antella, fecero edificare alle pendici del colle di Baroncelli nel podere di Rimezzano, oggi Ponte e Ema.
Fin dall’epoca medioevale la vicinanza a Firenze e le bellezze dell’attuale territorio ripolese hanno sempre attirato l’attenzione delle più potenti e facoltose casate cittadine ; Bardi, Covoni, Peruzzi, Alberti ne sono testimonianza. E’ agli Alberti che siamo debitori per una chiesetta di rara bellezza immersa nel verde della campagna.
Intorno alla prima metà del XIV secolo si presume sia avvenuta l’edificazione di questo Oratorio. Nel testamento del 1354 di Messer Giovanni Alberti nell’affidare le sue ultime volontà al notaio coglie l’occasione per ricordare che la ” chiesa nuova di Santa Caterina” era stata costruita ed edificata per sua volontà, di suo fratello Iacopo, e dei figli dell’altro fratello Nerozzo, Bernardo e Benedetto . Gli Alberti erano affermati mercanti e banchieri al servizio del Papa e come molte altre casate acquistarono terreni e palazzi in quest’angolo a sud-est di Firenze. Nel 1387 avevano in possedimento cinque poderi provvisti di dimore contadine, tra i quali (l’attuale Palagiaccio) ubicato nella parrocchia di San Pietro a Ema, in località ” all’Antella a Rimezzano”. Decisero allora di abbellire questi luoghi di proprietà con una chiesa che rispondesse alle esigenze familiari.
La Chiesetta fu edificata in onore di Santa Caterina d’Alessandria, patrona dell’autorevole corporazione fiorentina dei giudici e dei notai, cui in in passato molti Alberti, esercitando la professione giuridica erano stati iscritti.
All’esterno l’edificio si caratterizza per un’estrema semplicità: un piccolo e compatto parallelepipedo con muri in filaretto di pietra alberese mista a macigno, coperto da un tetto a capanna. Al corpo rettangolare, cui corrisponde all’interno un’unica navata, si aggiunge sul retro un piccolo vano absidale da un tetto a tre falde e un campaniletto a vela.
All’Oratorio si accede da un piccolo portale aperto sotto il centro della facciata principale, sormontato da un ampia tettoia a protezione della lunetta (Madonna col Bambino e due angeli) e le pareti laterali (figure di santi ormai scomparse). Sull’architrave è ben visibile lo stemma in pietra della famiglia Alberti con due catene che si incrociano. Il fondo dello stemma è blu come si potrà vedere all’interno dell’Oratorio. Il simbolo delle catene nello stemma era dato dalla provenienza degli Alberti dal castello di Catenaia in Valdarno casentinese.
All’interno un’unica navata divisa in due campate da un grande arco a sesto acuto: se quella più prossima all’entrata è completamente spoglia di decorazioni, l’altra, l’abside e le relative volte sono decorate da splendidi affreschi, in gran parte volti ad illustrare le vicende della giovane martire egiziana dedicataria dell’edificio.
Prime ad essere affrescate furono nei primi anni Sessanta del XIV secolo, l’Abside e le pareti laterali dell’arco d’ingresso alla scarsella: i quattro episodi della Santa, l’Annunciazione, San Benedetto e il santo diacono, evangelisti, profeti e santi, così come le figure di Santa Caterina e Sant’Antonio abate furono opera di un maestro, noto come Maestro da Barberino, e di un giovane Pietro Nelli.
Sant’Antonio abate – Pietro Nelli – A destra nella scarsella si intravede la pala di Agnolo Gaddi.
Interrotta per qualche anno, la decorazione riprese poi sul finire degli Ottanta, quando gli Alberti chiamarono a completare gli affreschi della parete dell’arco trionfale e a decorare l’insieme della seconda campata, Spinello Aretino, uno dei più brillanti artisti dell’epoca. A lui si devono le scene con protagonista Santa Caterina, i quattro Evangelisti sulle vele della Volta, gli apostoli nel sottarco tra prima e seconda campata e i due sottostanti, San Francesco e San Ludovico di Tolosa, cosi come, infine, la zoccolatura con la schiera dei profeti.
Poco dopo la realizzazione degli affreschi della seconda campata, la decorazione si interruppe e non fu mai ripresa.
La famiglia Alberti rimase infatti vittima delle lotte oligarchiche che infiammavano Firenze in quegli anni: sconfitta, fu costretta all’esilio e i suoi beni, Oratorio compreso, furono sequestrati dalla Repubblica Fiorentina. Ebbe avvio un lungo periodo di decadenza e incuria.
Tra il 1626 e il 1628 la direzione passò all’ allora Rettore Messer Francesco di Giovanni Venturi ( …per l’Oratorio di Santa Caterina egli fu una vera sciagura…S.Guerrini – La Terra Benedetta 1984) .
Venturi intraprese pesanti ammodernamenti: fece costruire una sagrestia a fianco dell’abside e fece aprire un passaggio per accedervi, distruggendo una porzione affrescata sul muro dell’arcone absidale; fece probabilmente scavare la nicchia sul muro destro della scarsella e imbiancare tutti gli affreschi dell’abside.
A lui si deve con ogni probabilità anche l’apertura di un passaggio che metteva in diretta comunicazione l’Oratorio con l’edificio a fianco.
Nel corso dei secoli successivi le condizioni dell’Oratorio, utilizzato anche come rimessa agricola, andarono peggiorando, nonostante anche alcuni interventi di restauro.
Dopo un’infinita serie di passaggi di proprietà, l’Oratorio è divenuto patrimonio del Comune di Bagno a Ripoli nel 1988 ed è stato sottoposto ad un accurato restauro tra il 1996 e 1998.
Oggi ospita esposizioni, concerti, eventi culturali ed è stato dichiarato casa comunale per la celebrazione dei matrimoni civili dal 2007.
In pratica la lotta politica che allontanò gli Alberti da Firenze ci ha privato del completamento degli affreschi nell’Oratorio nella prima campata. Tuttavia occorre riflettere al mecenatismo degli Alberti ( la famiglia passerà alla storia per l’universalità di Leon Battista Alberti, architetto, letterato, matematico, insieme a Brunelleschi fondatore dell’architettura rinascimentale ), precursori ed anticipatori della futura poltica medicea. Pur esiliati fecero lasciti per concludere la seconda campata con la chiamata di Spinello Aretino sul finire del XIV secolo, dopo che il famoso pittore, aveva, nel 1387, trasferito il suo talento pittorico nel ciclo di affreschi sulla vita di S.Benedetto alla Sagrestia di S.Miniato al Monte.
Nonostante l’enorme valore culturale di questo sito, c’è da notare pure come un bene così prezioso fu lasciato fino al XIX secolo alla trascuratezza e all’incuria e soltanto sul finire del ventesimo secolo, seppur ferito, è potuto ritornare all’antico splendore. Se tutto è potuto succedere , mi sento in dovere di ringraziare pubblicamente un nostro concittadino, Silvano Guerrini, Ispettore Onorario alla Soprintendenza per il comune di Bagno a Ripoli dal 1984 al 2001, che, con la sua tenacia di osservatore e ricercatore scrupoloso, negli anni ’70 riuscì a sensibilizzare Istituzioni e Soprintendenza affinchè questo bene potesse ritornare alla pubblica visione e al godimento di tutti.
Mi rimane a tutt’oggi un rammarico che quel “corpo unicum” di Oratorio e casa padronale così come fin da allora concepito oggi non sia ritornato in un’ unica proprietà pubblica.
Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto
La vicenda di Santa Caterina ci è tramandata dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze (Varagine), vescovo di Genova negli anni finali del XIII secolo. È la storia di una giovane egiziana, nata nel 287 d.C. e martirizzata nel 305 d.C., al tempo delle persecuzioni contro i cristiani, per aver rifiutato il culto pagano e aver convertito con sapienza e fermezza numerose persone, tra intellettuali, persone di corte e semplici individui. Incarcerata, fustigata, sottoposta al supplizio di ruote uncinate (dal quale fu salvata per intervento angelico), fu alla fine decapitata e il suo corpo trasportato dagli angeli sul Monte Sinai.
Il suo culto, probabilmente portato in Occidente per il tramite di monaci orientali, fu molto diffuso nel corso di tutto il Medioevo e anche nei secoli seguenti, come testimoniano i numerosi edifici di culto a lei intitolati e una ricchissima iconografia, che la vede di frequente protagonista.
È tradizionalmente considerata patrona di teologi, filosofi e intellettuali, giudici e notai, ma anche di coloro che esercitano mestieri in cui centrale è l’uso della ruota (costruttori di ruote, ad esempio). Il ricordo del suo martirio si celebra il 25 novembre.
Pensiero finale, Bibliografia e Ringraziamenti .
La volontà di pubblicare questa bellissima storia del mio territorio nasce in primo luogo perchè il ritorno alla luce dell’Oratorio di Santa Caterina fu il frutto di un traguardo importante dell’Amministrazione Comunale di Bagno a Ripoli sul finire degli anni ’80 in cui , forse immodestamente ne feci parte. Oggi mi avvalgo di quei ricordi, ma l’ essere fotografo mi dà modo di ricostruire meglio quel tempo vissuto. Purtroppo non sono un fotografo di oggetti d’arte e chiedo un pò di clemenza per la non uniformità cromatica della ripresa degli affreschi. D’altronde la luce esistente permette in parte ad ognuno di noi di vedere non appieno interamente la bellezza cromatica che i pittori hanno impresso sulle pareti. Ho quindi riportato le mie sensazioni e quell’empatia che queste bellezze mi hanno suscitato.
Per fare questo blog mi sono avvalso di diverse ricerche e testi fra i quali – La terra benedetta- ed. Salimbeni 1984 ; L’Oratorio di Santa Caterina all’Antella e i suoi pittori – ed. Mandragora 2009.
Tre ringraziamenti particolari: a Silvano Guerrini, Ispettore Onorario alla Soprintendenza dal 1984 al 2001 per il comune di Bagno a Ripoli e cultore di storia locale, per i suoi preziosi consigli; a Silvia Diacciati, dipendente dell’Ufficio Cultura del Comune di Bagno a Ripoli per la disponibilità e suggerimenti; e a un amico fotografo amante dell’arte, Piero Barducci, che mi ha prestato quel prezioso libro (ora introvabile) “L’Oratorio di Santa Caterina all’Antella e i suoi pittori “.