Il 19 ottobre del 2024 Liberto compirà cento anni,…… un secolo di vita, vissuta all’inizio dal ventennio fascista alla democrazia, dalle ristrettezze economiche e
l’arrivo del boom degli anni ’60.
Liberto nasce all’Antella, in via Montisoni, terzo figlio di Attilio Naldi, antellese, e Adele Tacconi di Quarate, località Manuelle.
Prima di lui erano nate due sorelle, Gemma nel 1914 ed Elvira nel 1918.
Tra il 1930 e 1935 Liberto frequenta la scuola elementare di Antella, in via Pulicciano, con la maestra Ponsi e i maestri Sassi e Ferrini.
Il 07 marzo 1928 la scuola era già stata intitolata al “Maestro Luigi Michelet”, tenente fiorentino morto nel 1918 per le ferite riportate combattendo nella prima guerra mondiale.
Purtroppo ai tempi di Liberto le foto delle classi erano merce rara.
Quando Liberto ha solo 6 mesi, la famiglia si trasferisce nella casa di via dell’Antella che diventerà per sempre la sua dimora.
Dal 1936, e durante tutto il periodo fascista, questa strada, si chiamerà Via 5 Maggio per ricordare la vittoria sull’Etiopia avvenuta quel giorno.
La casa si trova vicino al fiume Isone: durante la tragica alluvione che colpirà l’Antella nel 1936, Liberto, appena dodicenne,
vedrà trascinate via dall’acqua le casse da morto provenienti dal cimitero.
“Il 03 luglio 1936 in tutta la Valle dell’Isone splendeva il sole e la giornata era calda e afosa. I rintocchi delle campane del campanile dell’Antella batterono 12 colpi e, c
come un richiamo, artigiani e bottegai sospesero il lavoro e si rifugiarono al fresco delle cucine. Ma i contadini sempre vigili ai mutamenti improvvisi della natura,
si erano preoccupati vedendo che ” verso S.Donato” una enorme nube nera stava coprendo tutto il poggio. Da bravi meteorolgi capirono che stava per scatenarsi un furiosa burrarsca.
Dopo pochi minuti continue scariche elettriche e una pioggia torrenziale si rovesciò sulla pendice di S.Donato in Collina estendesosi poi sui dintorni e sull’abitato di Antella.”
– Alle sorgenti dell’Isone, pag.102-103 di M.Casprini e S.Guerrini -Ed. CRC Antella 1996
Dopo aver frequentato le scuole elementari di via Pulicciano, Liberto va a “bottega” cioè va ad imparare un mestiere nella bottega di un artigiano.
Sceglie quella di calzolaio da Venni Modesto (Loris classe 1914).
Passano gli anni e si arriva al fatidico armistizio dell’8 settembre 1943. Liberto deve scegliere se unirsi alla Repubblica di Salò (pena la fucilazione per i renitenti alla leva,
come purtroppo accadde nel ’44 a 5 ragazzi fucilati a Campo di Marte) oppure unirsi alle formazioni partigiane senza però avere armi ed abitutidini all’esercizio militare.
I suoi genitori lo spingono per accettare la leva e Liberto obbedisce. Ma la rocambolesca esistenza dei ventenni di allora correva lungo un lama affilatissima fra vita o morte:.
Liberto si trova in un treno diretto al Nord, ma si dice che vada in Germania. Il treno viene bombardato a Mestre; Liberto viene portato all’Ospedale Militare di Merano Veneto,
vicino a Venezia, dove trascorrerà parte della convalescenza.
Fortuna vuole che nel reparto ci sia un commilitone fiorentino che aveva lavorato con suo padre Attilio; lo informa che all’indomani un camion sarebbe
partito per un ultimo viaggio in direzione Firenze per il ritiro di materiali bellici presso l’ Officine Galileo. Se vuole, può unirsi a loro.
Liberto, che nel frattempo aveva escogitato la fuga dall’Ospedale Militare con altri due compagni, prevista anch’essa per il giorno seguente, è incerto.
Tuttavia, seppur a malincuore per la parola data, opta per tornare a Firenze in camion.
Dalle Officine Galileo di Sesto scapperà e prenderà un treno per Firenze, poi con il tram 23 arriverà a casa.
Negli anni che seguirono fino alla Liberazione, Liberto, come tanti altri suoi coetanei, dovette nascondersi.
Con la fine della guerra si riassapora la libertà di muoversi, divertirsi, riunirsi; si cerca di uscire dalle misere vite fino ad allora vissute.
Si recuperano spazi di divertimento, la televisione ancora non c’era; la prima trasmissione nazionale arriverà solo il 03 gennaio 1954.
Allora erano il cinema e il teatro ad offrire l’occasione d’incontro e di divertimento .
*Giampaolo Graiusi, (Bagno a Ripoli 19.04.1924 – 10.01.1986) partigiano appartenente alla Brigata Garibaldi Sinigaglia, all’alba del 20 giugno del 1944 viene catturato, da una pattuglia tedesca del 4° Fallschirm Jaeger Division, insieme ad altri compagni che si addestravano all’esercizio militare nel casolare della famiglia Cavicchi a Pian d’Albero a Figline Valdarno.
Solo pochi si sarebbero salvati, scappando giù per i boschi: Giampaolo sarà uno di questi. In quel rastrellamento, 39 fra civili e partigiani, caddero vittime della barbarie nazista.
Nel dopoguerra ad Antella si costituisce la Cooperativa Calzolai “La Rinascita” che verrà ubicata presso lo ” Stallone del Ginori” situato in via Pulicciano,
accanto ad altre botteghe di falegnami e carradori. Nel 1958 verrà demolito per far posto al nuovo Circolo Ricreativo e Culturale di Antella.
La Cooperativa Calzolai si spostò in Via U. Peruzzi e il 16.12.1974 verrà posta in liquidazione. Dalle sue ceneri, nel 1979, nacque una nuova società “Annabella”.
La Cooperativa “La Rinascita” nacque come esito felice degli stimoli instillati nella popolazione dalla sinistra a partire dai primi del Novecento,
quando videro la luce le Società di Mutuo Soccorso. Riuniva diversi lavoratori di grande professionalità in un settore, allora trainante per la povera economia italiana post bellica.
Era composta da 9 soci: Dino Bernacchioni, Argante Calvelli, Leonardo Caselli, Gino Collini, Natale Franchi, Mario Martini, Giuseppe Pacini, Serafino Salvadori e Silvio Sani.
Liberto compie i primi passi in questa nuova esperienza, con spigliatezza e voglia di intraprendere strade nuove.
Racconta Liberto che la Cooperativa lo aveva incaricato di consegnare il lavoro finito, ordinato da alcune botteghe fiorentine.
Un giorno si trovava in tram: come usava allora, una grande pezzola avvolgeva le scarpe da consegnare.
Una signora di bell’aspetto (una nobildonna del Nord Italia appartenente ad una ricca famiglia fascista fuggita a Firenze per evitare una resa dei conti, come poi scoprirà) chiese di vedere
il contenuto del fardello. Liberto aprì la pezzola e la signora ammirò meravigliata la fattura delle scarpe.
Ne apprezzò così tanto la bellezza che gli consigliò di prendere contatti con una famosa societa’ milanese di cui lei conosceva i proprietari.
Era la società milanese Quintè (https://moda.mam-e.it/quinte/) che acquistava scarpe per i corpi di ballo e i teatri milanesi.
Da allora Liberto avviò una proficua collaborazione con quella società e andò più volte a Milano.
Purtroppo, però, una partita andò male: il lavoro non fu accettato e molte scarpe invendute.
Sconsolato, Liberto non sapeva cosa dire ai soci della Cooperativa. Ma venne allora in suo soccorso un eccezionale intuito commerciale, che gli suggerì il modo per risolvere il
problema: rivolgersi alle ” case di tolleranza o case chiuse “. A quell’epoca Firenze ne contava una quindicina, la legge Merlin le chiuderà in tutta Italia il 20 febbraio 1958.
La Cooperativa stipulò dei contratti con alcune di esse per rifornire le ragazze dei propri capolavori artigianali, scarpe eccentriche adatte al luogo e al mestiere .
Liberto diventò un rappresentante della Cooperativa: guadagnava un pò di più e con i primi soldi potè comprare una Lambretta.
Diventò così il secondo antellese a possederne una in paese.
Ma Liberto aveva fiuto per il commercio e gli affari. Di Lambrette in giro ce n’erano poche in quegli anni e, quindi, ricevuta una lauta offerta, decise di rivenderla ottenendo un bel guadagno.
Quei soldi furono subito depositati in banca e dopo poco servirono a acquistare quella casa di Via dell’Antella in cui la famiglia, solo assegnataria e non proprietaria, viveva da tempo.
A Firenze, Liberto conoscerà molte persone dell’ambiente imprenditoriale: da queste frequentazioni nacque il desiderio di fare qualcosa di più appagante: una attività in proprio.
Insieme all’amico Gianni Santoni rileverà il bar del Dopolavoro Ferroviario in Via Alamanni .
Comincerà a viaggiare e conoscere terre più lontane.
Entro i primi anni ’90 Liberto e l’amico Gianni rileveranno circa cinque attività di bar e ristorazione.
Terminato il turbinìo di lavoro nelle attività commerciali, Liberto finalmente torna nella sua Antella, in quella casa che fu dei suoi genitori.
Ricomincia a frequentare gli amici di adolescenza in occasione di cene conviviali, ritrovi in montagna o al mare.
*Novello Pallanti era nato il 13.09.1928 a Balatro (Antella), Sindacalista, fu segretario della Camera del Lavoro di Firenze dal 1975 al 1979.
Eletto deputato nel 1979 nella Circoscrizione Firenze -Pistoia nelle file del P.C.I., poi confermato nel 1983 e nel 1987. Morì a Firenze il 29.01.1996.
Nel raccontarmi la sua vita, Liberto mi dice che ormai molti suoi amici non ci sono più. Non si può più muovere come prima ma anche se va in piazza non conosce nessuno.
Le ore più brutte della sua giornata sono dalle 17,00 alle 19,00: è allora che lo assale la tristezza.
Gli ho chiesto il segreto per arrivare a cent’anni ma non ho avuto una risposta precisa; in pratica Liberto non non conosce la ricetta.
Gli ho chiesto opinioni sulla politica: più volte mi ha detto di aver visto cambiamenti repentini nelle idee che le persone avevano professato.
Con la fine del fascismo finirono gli schiaffi degli squadristi di paese, ma chi venne dopo non sempre dimostrarono coerenza di atto e di pensiero.
Gli ho infine chiesto quale rapporto abbia con la religione: si è rattristato perchè da non credente si sente ancora più solo. Purtroppo chi non ha fede non può decidere di darsela.
E invidia un pò chi si aggrappa alla speranza che dopo la morte ci sarà ancora la vita.
Liberto, però, non ha fatto del male a nessuno, per cui, se esiste il paradiso, a lui non sarà negato.
Grazie delle splendide giornate di chiacchere che mi ha regalato.
Qualcuno dice che perdere un anziano si perde una biblioteca. Ma la biblioteca di Liberto è ancora consultabile.
Questo blog è il mio regalo di compleanno a Liberto per questo traguardo. Con lui ho ricordato alcuni episodi di questo secolo iniziato anche dai miei genitori,
Lorena e Gino, che furono coetanei di Liberto e compagni di classe.
Auguri Liberto per il tuo secolo di vita vissuta !