Lungo la vecchia via Aretina, che collegava un tempo Firenze con Arezzo attraverso il Valdarno,……
in prossimità di un’antica sorgente, all’inizio del XIII secolo sorse per volontà di un benefattore un piccolo spedale, un ospizio presso il quale viandanti e pellegrini potevano trovare riparo e ristoro dalle fatiche del cammino.
È lo spedale di Santa Maria a Fonteviva o Bigallo, che richiama chiaramente nel nome la sorgente di acqua presso la quale fu edificato, mentre del tutto incerta è l’origine del termine ‘Bigallo’.
Un po’ di Storia.
Le notizie sulla fondazione e sulle prime vicende dello spedale sono poche e molto dubbie. Sicuro è il nome del fondatore, Dioticidiede di Bonaguida del Dado, così come il suo desiderio di venire in soccorso del prossimo. Del tutto ipotetici sono invece i primi passaggi di proprietà del complesso fino a che non fu affidato all’appena fondata Compagnia maggiore della Beata Vergine Maria, nel 1245.
Già alla fine del Duecento cominciò a farsi strada l’idea di trasferirvi la popolazione femminile del vicino monastero di clausura di Casignano, (odierna Rignano) un evento che, tuttavia, si sarebbe realizzato solo due secoli più tardi, nel 1490, e sarebbe stato ufficializzato con bolla papale nel 1503.
L’arrivo delle monache e le esigenze della vita claustrale entrarono da subito in conflitto con l’attività di accoglienza: nel giro di pochi anni la struttura fu stravolta e circondata da un perimetro di alte mura a protezione dell’edificio, di chi lo abitava e dell’ampio spazio esterno.
Il complesso subì dunque molteplici trasformazioni, fin tanto che nel 1754 fu sancita ufficialmente la fine dello spedale con l’esclusiva destinazione a convento. Soppresso il monastero durante il governo napoleonico (1808), l’edificio fu trasformato in abitazione civile e acquistato dal Comune di Bagno a Ripoli nel 1920 per £.45.000 con duplice intenzione di ricovero per anziani e sfruttamento della ricca fonte di acque per l’acquedotto comunale .
Progressivamente abbandonato e dimenticato, dopo decenni di inutilizzo, nel 1978 ha preso avvio un lento percorso di risanamento dell’edificio, ma il primo effettivo restauro ha avuto luogo solo in occasione del Giubileo del 2000.
Purtroppo, lo stato di abbandono in cui versava dagli anni ’70 , favorì anche questi tragici fatti per il nostro patrimonio culturale.
I restauri hanno riportato alla vita l’antico splendore destinando la struttura a ostello e recuperandone così l’originaria funzione. Il suggestivo salone-refettorio con soffitto a cassettoni, la camerata con tradizionali letti a cassoni in legno e la cucina monumentale, sono assolutamente perle da visitare.
Cortile interno.
Nel 1523 fu progettata e realizzata la bella cucina monumentale, con il grande camino sorretto da colonnine e l’antico acquaio in pietra ancora visibili ai nostri giorni.
Ulteriori successivi interventi hanno restituito al pubblico la piccola cappella e la porzione di edificio detta “Bigallino”, spazi utilizzati per incontri, convegni e cerimonie. Nei vani seminterrati – in attesa di restauro –, la stanza del bucato conserva ancora l’incavo murato per posizionare la “conca” per il lavaggio dei panni e un interessante sistema di canalizzazione delle acque.
Attorno allo Spedale ruotano diversi misteri. Il primo è quello dell’origine del nome ‘Bigallo’, che ha prodotto più ipotesi, ma non verificabili: derivazione da un nome di persona di origine etrusca, o forse dal toponimo “bivius galli”, il bivio fra via Aretina e un’antica via o casa o podere del Gallo, dove fu edificato il complesso; oppure, ancora, dal nome dell’omonima compagnia che lo gestì a partire dal 1245 o dall’insegna con un gallo sopra un colle.
Il secondo è quello dell’appartenenza del fondatore alla potente casata ghibellina dei Lamberti, ripetuto in quasi tutti gli scritti che raccolgono notizie sullo Spedale, ma che non trova conferma in alcun documento a oggi noto. Il nome del fondatore, in realtà, è completamente estraneo alla tradizione onomastica della famiglia Lamberti che, come tutte le grandi casate dell’epoca, erano le sole a vantare già un cognome ben definito e a presentare un corredo di nomi specifico e caratteristico.
Se frequente era il ricorso al nome Lamberto, nella prima metà del XIII secolo i Lamberti si distinsero per gusti onomastici davvero inusuali, indirizzandosi verso nomi di insetti molesti: se Mosca è stato eternato dai versi di Dante (Inf. XXVIII 103-111), meno noto è un suo parente, Tafano dei Lamberti. Insomma, nomi molto diversi da quello di Dioticidiede di Bonaguida del Dado cui siamo debitori per la fondazione dello Spedale.
La Compagnia del Bigallo
Fu fondata col nome di Compagnia maggiore della beata Vergine Maria nel 1244 da Pietro da Verona, giunto a Firenze per combattere i numerosi eretici presenti in quegli anni in città. Nata ufficialmente con finalità spirituali e caritatevoli, in realtà, fu in quei primi tempi braccio armato nella guerra per la fede agli ordini dell’inquisitore domenicano, destinato a divenire il patrono della temibile inquisizione spagnola. Poco dopo la fondazione, alla Compagnia fu assegnato lo Spedale del Bigallo, dal quale poi, terminata la fase di lotta all’eresia e divenuta una delle più grandi istituzioni di beneficenza fiorentine, avrebbe, secondo alcuni, assunto il nome (in realtà, un documento del 1217 attesta l’esistenza di una ‘casa et societas que fuit Bigalli’ in Borgo Santi Apostoli, ma non è possibile capire di cosa si tratti di preciso). Specializzata nell’assistenza all’infanzia abbandonata e alle donne bisognose di cure o sostegno, nel 1425 la Compagnia del Bigallo fu accorpata a un’altra grande istituzione caritatevole cittadina, quella delle Misericordia: da allora la nuova confraternita ha sede in piazza San Giovanni, dove si affaccia l’omonima Loggia.
Note e Ringraziamenti
Come si vede dalle foto, la bellezza dello Spedale del Bigallo è ancora visibile e godibile. Ancor più per quella vista meravigliosa sulla città da panorama mozzafiato. Sappiamo che sono stati stanziati 600.000 €. per il restauro delle mura perimetrali da parte della Soprintendenza. Abbiamo saputo, da notizie di questi giorni, che i Sindaci del Chianti hanno chiesto di inserire nella lista del Recovery Plan della città metropolitana anche un finanziamento per il Bigallo. Speriamo possa essere accettato in modo che i lavori avvengano in tempi celeri così da poter ammirare nella sua interezza l’intero complesso e a favorire ancor di più lo spirito di accoglienza per cui è nato.
Le foto sono state scattate fra dicembre 2020 e febbraio 2021. Per le notizie storiche di questo Blog mi sono avvalso della scrupolosa professionalità e disponibilità di Silvia Diacciati, dipendente dell’Ufficio Cultura del Comune di Bagno a Ripoli e di Silvano Guerrini, infaticabile cultore di storia locale e Ispettore Onorario alla Soprintendenza dal 1984 al 2001 per il Comune di Bagno a Ripoli. Senza le loro preziosissime notizie storiche sarebbe stato impossibile scrivere questa storia del recupero dell’Antico Spedale del Bigallo. A loro va il mio affettuoso ringraziamento.