18
Settembre
2021

Dal Valdarno al Pratomagno

Nelle mie numerose escursioni verso il Pratomagno credo che una delle strade interessanti per arrivarci sia quella dal Valdarno aretino.

Lasciando l’Autostrada A1 a Valdarno ci dirigiamo in direzione Loro Ciuffenna, ma prima consiglierei due soste fra i calanchi di Piantravigne e Castelfranco Piandiscò e l’altra verso  Pieve di Gropina. Ripercorrerò questo itinerario attraverso le fotografie eseguite in diversi tempi e stagioni che vanno dal 2006 ad oggi.

Il  blog racconterà questo percorso fino ai 1592m. s.l.m. della Croce del Pratomagno.

Il Pratomagno è un  luogo magico per i fotografi di paesaggio dove è possibile cogliere tante meravigliose luci. Ho da sempre la sensazione di un richiamo ancestrale verso qualcosa che ci lega in modo indissolubile alla madre terra.

Il borgo di Piantravigne.

Il borgo di Piantravigne sopra i calanchi o balze.

Calanchi a Piantravigne.

Calanchi a Piantravigne.

Calanchi a Piantravigne.

La struttura dei calanchi.

Calanchi da Piantravigne

Area Naturale delle Balze fra Castelfranco-Piandiscò e Piantravigne.

Area Naturale delle Balze fra Castelfranco-Piandiscò e Piantravigne.

Le Balze, che conobbero anche l’interesse di Leonardo da Vinci, ebbero questa singolare formazione circa 3 milioni di anni fa con l’innalzamento della catena appenninica e il fondovalle del Valdarno venne a trovarsi in prossimità del livello del mare. I detriti provenienti del Pratomagno e dai monti del Chianti costituiti da argille, sabbie, ghiaie e ciottoli provocarono questi accumuli. Il colore delle Balze vanno dal grigio dell’argilla al rossastro dovuto all’ossidazione dei minerali ferrosi.

Il bellissimo borgo di Loro Ciuffenna. In alto la sommità del Pratomagno.

Loro Ciuffenna, il cui nome deriva dal torrente che lo attraversa, il Ciuffenna,  si trova sulla vecchia via di collegamento fra Arezzo e Fiesole. Anticamente fu insediamento etrusco. Dopo le dominazioni longobarde e bizantine di cui rimangono tracce di luoghi sacri, fu proprietà dei Conti Guidi e successivamente degli Ubertini. La Repubblica fiorentina nel 1293 ne assunse il controllo e fu presidio militare al tempo dei Lorena producendo un discreto sviluppo urbano.

Entrati nel borgo di Loro Ciuffenna consiglierei una piccola deviazione in direzione Gropina. A un chilometro e mezzo c’è una stupenda pieve romanica che merita

una giusta visita.

La facciata della Pieve di Gropina.

Questa è  la più antica pieve romanica del Valdarno, intitolata a San Pietro, la Pieve fu costruita nel XII secolo in posizione panoramica del Valdarno . Dichiarata monumento nazionale, le sue prime notizie risalgono all’anno 780. Citata da Carlo Magno in occasione della sua donazione alla diocesi di Nonantola, la pieve sorge su un tempio pagano e su successive pievi paleocristiane longobarde. E’ considerata fra i tempii più vetusti della Cristianità in Toscana.

Interno della Pieve.

Nel sottochiesa si trovano i resti di una prima chiesa del V-VI secolo e di una seconda a due navate (VIII-IX sec.).

La chiesa ha un impianto basicale con abside semicircolare.

L’abside semicircolare con dodici colonne rappresentano i dodici apostoli che culminano con capitelli rappresentanti iconografie pagane e cristiane.

Il Pulpito. Appartenente alla precedente chiesa longobarda (sec.VIII), le immagini scolpite non sono di facile comprensione. La colonna con nodo esprime i misteri della fede. Sopra i dodici apostoli a mani alzate; sopra ancora i quattro evangelisti.

La tradizione popolare attribuisce la fondazione alla duchessa di Toscana Matilde di Canossa.

L’abside e il campanile dall’area tergale.

Sul retro dell’abside spicca l’originale motivo a doppie arcate. Al centro le due colonne tortili ripropongono il disegno del pulpito all’interno.

La facciata della Pieve a Gropina all’imbrunire.

L’abside e il campanile all’imbrunire.

La strada si inerpica fra paesini e vegetazione varia: aceri, carpini, olmi, frassini, fino alle bellissime faggete e ai boschi di abete bianco.

Rocca Ricciarda fra i castagni

Il borgo di Rocca Ricciarda-novembre 2008

Rocca Ricciarda si trova a 7 Km. da Loro Ciuffenna ad un altezza di 958 m. s.l.m. alle pendici del Pratomagno e alla sorgente del torrente Ciuffenna .

Rocca Ricciarda – settembre 2021

Rocca Ricciarda è un piccolo agglomerato di case in pietra che si appoggia su una roccia dove sorgeva un castello del XII sec.di proprietà di Guicciardo da Loro del casato degli Ubertini. Da qui  il nome dell’antico abitato in Rocca Guicciarda. La fortezza fu proprietà dei Conti Guidi e poi dei Ricasoli . Nel 1997 gli scavi hanno portato al recupero e alla ristrutturazione dei resti del castello e del suo perimetro murario. 

Rocca Ricciarda . Veduta dai resti del Castello.

Veduta da Rocca Ricciarda della sommità del Pratomagno con la Croce .

Dintorni di Rocca Ricciarda.

Autunno nei dintorni di Gorgiti.

Autunno nei dintorni di Gorgiti.

Autunno nei dintorni di Gorgiti.

A 9 km da Loro Ciuffenna si arriva a La Trappola. Il borgo si estende sul fianco meridionale del Pratomagno. Il primo documento conosciuto che parla del Castello di Trappola è del 1191 e ne parla come luogo di controllo e difensivo dei territori dei Conti Guidi, più conosciuti come signori dell’alto Casentino. Il castello era posseduto nel 1323 dalla famiglia dei Pazzi del Valdarno, seguaci della parte ghibellina, quando la popolazione del castello si ribellò per consegnarsi nella potestà della città di Firenze. I Pazzi però, aiutati dagli Ubertini di Soffena, rientrarono quasi subito in possesso del castello, come riporta Giovanni Villani nella sua “Cronica”. Dopo alterne vicende del possesso il castello venne acquisito dalla famiglia Ricasoli fino alla seconda metà del XVIII secolo. Il suo nome ha ancora oggi origini sconosciute. Qualcuno sostiene per la difficile accessibilità delle strade lastricate che attraversano il borgo.

Veduta della Croce da La Trappola.

Torre campanaria della chiesa di Santa Maria e Sant’ Iacopo.

Chiesa di Santa Maria e Sant’ Iacopo.

La chiesa di Santa Maria e Sant’ Iacopo in origine romanica, è stata rimaneggiata come molte altre di questo territorio: conserva una pregevole tavola del XV° secolo

Punto panoramico a La Trappola.

I tornanti di Casale sotto La Trappola.

Il borgo di  Villa.

Chiassaia con la neve – novembre 2013

In successione in primo piano: Chiassaia, Villa e La Trappola – novembre 2013

La Croce innevata -novembre 2013

Chiassaia e Villa – settembre 2021

Chiassaia, Villa e  La Trappola – settembre 2021

Anciolina fra le nebbie.

Il nome Anciolina sembra derivi dall’umbro ancla, aquila, forse con riferimento alla posizione a nido d’aquila.

L’odierna area era infatti interessata da insediamenti già prima dell’epoca etrusca come attestato da accumuli di scorie di lavorazione dei metalli e dall’importante ritrovamento di un’ascia bronzea oggi a Firenze. L’importanza di Anciolina nei secoli è derivata dal suo ruolo di stazione di segnalazione visiva su una strada di valico dal Valdarno al Casentino. Dall’anno mille, per corruzione fonetica il borgo divenne Lanciolina, assumendo in seguito due lance incrociate nel proprio gonfalone.

Nel Medioevo fu feudo dei conti Guidi da Modigliana per conto dei quali il potere veniva mantenuto dalla famiglia degli Ubertini di Soffena. Il paese nel 1302 fu saccheggiato dai ghibellini ribelli usciti da Firenze tra i quali alcuni dei Pazzi e degli Ubertini del Valdarno.

Nel XVI secolo  Anciolina, dipendente dal podestà di Terranuova, fu la sede di un comune che comprendeva anche Chiassaia, Faeto e Pratovalle. Nel 1583 vi abitavano una cinquantina di persone fino al 1734 saliti a 150 solo nel 1908, col boom demografico successivo all’Unità d’Italia.

Anciolina d’autunno

Anciolina sotto la neve.

Veduta dai tornanti.

La strada verso la cima.

La luce serale si ammanta sui boschi.

L’autunno e i suoi colori alle pendici del Pratomagno.

Faggi al tramonto .

Tramonto con vista dai tornanti.

Tramonto.

Nevicata verso il Pratomagno.

In lontananza si vedono le Balze.

Nevicata d’autunno.

Sentiero verso la Croce.

Verso la Croce in una mattina fredda e con le nebbie nelle valli.

Pascolo intorno al Pratomagno.

Pascolo.

Cavalli al pascolo .

Nebbie mattutine sui pascoli.

Sentiero verso la Croce.

Nebbie mattutine e faggi colorati.

Autunno sulle pendici.

La Croce -ottobre 2006

Come sappiamo il Pratomagno unisce il Valdarno al Casentino. La Croce fu pensata nel 1926 in occasione del 700° della morte di S.Francesco d’Assisi. Furono creati due comitati, uno in Casentino e l’altro in Valdarno, che decisero di posizionare sulla vetta del Pratomagno una Croce Monumentale, proprio di fronte al monte de La Verna, dove San Francesco aveva ricevuto le stimmate.

Il 14 Agosto 1927 fu posta la prima pietra con una cerimonia solenne che vide la partecipazione di tutte le parrocchie delle due vallate, le cronache del tempo ci dicono che i partecipanti all’evento furono più di 8.000, un grande successo fin da subito.

L’inaugurazione della Croce del Pratomagno avvenne il 2 Settembre 1928.

La Croce – ottobre 2010

Verso la vetta – ottobre 2010

La Croce – ottobre 2010

La Croce – ottobre 2010

Dalle pendici del Pratomagno si scorge il gruppetto di case e i ruderi del vecchio castello di Rocca Ricciarda.

Trekking sulle pendici.

Trekking sulle pendici.

La Croce del Pratomagno fu eretta nel 1928.

Il monumento è una grande croce modulare in ferro che domina tutto il massiccio ed è visibile anche da grande distanza. Nel novembre 1966 a causa del maltempo crollò la parte alta che fu in seguito ricollocata nel 1969.

I territori comunali che si estendono sulle pendici del Pratomagno sono quelli di Poppi, Montemignaio, Castel San Niccolò, Ortignano Raggiolo, Loro Ciuffenna, Castel Focognano, Talla, Castelfranco Piandiscò in provincia di Arezzo; Reggello, Pelago, Rufina e Londa in provincia di Firenze.

La Croce dal drone -agosto 2021. La Croce è un punto di riferimento ben visibile dalle valli del Valdarno e del Casentino. Situata a m.1592 di altitudine, in una posizione panoramica incredibile dove la visuale a 360° si estende per chilometri e chilometri. Poche montagne in Italia offrono affacci così spettacolari, nonostante la sua modesta altezza.

La Croce in direzione Valdarno superiore.

Nel 1989 ci fu una nuova ristrutturazione da parte della Comunità montana del Pratomagno durante la quale fu recintata. Una ditta di Milano fornì gratuitamente 210 kg di vernice rossa per la verniciatura delle parti in ferro.

Nel 2013 è stata nuovamente ristrutturata grazie ad un protocollo d’intesa tra enti pubblici e privati, Nell’occasione furono sostituiti tutti i bulloni e riverniciata completamente. La nuova cerimonia di inaugurazione avvenne sabato 27 Luglio 2013.

Dal drone si può notare tutta la catena montuosa intorno.

Ritorno a valle.

Il ritorno per Firenze è possibile in tre diverse direzioni: come l’andata transitando dal varco di Reggello e attraversando Loro Ciuffenna.

Le quinte delle montagne attendono il calare delle tenebre.

Loro Ciuffenna all’imbrunire.

Oppure in direzione Vallombrosa passando dal Monte Secchieta

Dal Pratomagno alla foresta di Vallombrosa

Sinfonia d’autunno nel Bosco del Monte Secchieta

Strada dal Pratomaggno al monte Secchieta.

Da Secchieta a Vallombrosa.

Abbazia di Vallombrosa.

O ancora dal Casentino passando da Quota e Poppi e il valico della Consuma.

Quota

Poppi

Il monumento a Dante e il Castello dei Conti Guidi  a Poppi

 

Questo ultimo itinerario, la via casentinese al Pratomagno,  sarà oggetto di un mio prossimo blog.

 

Per le ricerche mi sono avvalso di  “Pieve di Gropina, le immagini scolpite nella pietra e i loro messaggi” di Valente Moretti ;

“Pratomagno, 18 itinerarari a piedi tra natura, storia e tradizioni” di Giovanni Susini , ed. Maptrek;

“Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana” di Emanuele Repetti, 1833;

fonti Wikipedia.

Riflessioni e Ringraziamenti.

Questo blog ha un filo conduttore legato alle mie fotografie scattate su questa porzione di  terra toscana. Non ha la pretesa di raccontare minuziosamente tutto l’itinerario, nè quello di esaurire le notizie storico-artistiche dei luoghi. Dato che il blog non è un libro stampato potrò sempre intervenire successivamente a colmare queste lacune. Naturalmente se troverete, nel mio scritto, imprecisioni o errori sarò ben lieto di accogliere i vostri suggerimenti.

Infine un particolare ringraziamento a Silvano Guerrini, studioso di storia locale ed Ispettore Onorario alla Soprintendenza dal 1984 al 2001 per il comune di Bagno a Ripoli, per i preziosi consigli che mi ha dato..